20 settembre 2017 12:54

I pesi sono diversi. Tra Francia e Stati Uniti c’è la differenza che passa tra una potenza media e la prima potenza economica e militare del mondo. Eppure il 19 settembre, in occasione dell’apertura dell’assemblea generale delle Nazioni Unite, il presidente francese e quello statunitense sono stati sullo stesso piano.

Uno, Donald Trump, ha minacciato di “distruggere completamente” la Corea del Nord se il regime di Pyongyang continuerà con i suoi esperimenti nucleari e balistici, ha violentemente attaccato l’Iran esprimendo il suo “imbarazzo” per il compromesso sul nucleare raggiunto con Teheran – “uno dei peggiori accordi a cui gli Stati Uniti abbiano mai partecipato” – e ha preso chiaramente le distanze dal multilateralismo e dalla volontà di negoziato permanente incarnata dall’Onu, pur con le sue debolezze.

Netto contrasto di tono
Trump è un esaltato, incoerente e violento e lo ha dimostrato con il suo modo di esprimersi. In questo senso, il contrasto con il discorso del presidente francese è stato netto.

Mai, su nessun punto, Emmanuel Macron ha attaccato direttamente Trump, ma tutto il suo discorso ha sancito la sua volontà di allontanarsi dal presidente americano. Laddove Trump vuole distruggere la Corea del Nord, Macron vuole riportarla “con fermezza” al tavolo dei negoziati. Laddove la Casa Bianca lascia intendere che vorrebbe rinegoziare l’accordo di Parigi sul riscaldamento globale, Macron risponde che non se ne parla e che l’unica cosa di cui si può discutere è l’aggiunta di nuove misure a un testo che non sarà rivisto.

Uno dice nero, l’altro risponde bianco. Mentre Donald Trump sfodera i suoi eserciti “che presto saranno più forti che mai” e giura di “mettere sempre l’America prima di tutto”, il presidente francese definisce “un errore” e “irresponsabile” l’idea di criticare il compromesso con l’Iran senza avanzare alcuna proposta alternativa.

Non c’è stato un solo punto di convergenza tra questi due uomini, che ciononostante continuano a elogiare la qualità e la fiducia, tutto sommato reali, dei loro rapporti personali.

Emmanuel Macron non si presenta come l’antiTrump, ma come alternativa a un uomo il cui dilettantismo e la cui imprevedibilità preoccupano il mondo. Lo fa con il peso che gli conferiscono la sua volontà di trasformare l’Unione europea in un attore di primo piano sulla scena internazionale e con il credito derivato dalla tradizione universalista della Francia che ha esaltato con accenti messianici e dall’improvviso vuoto creato a Washington dall’elezione di un presidente così improbabile.

Davanti agli Stati Uniti la Francia è solo la Francia, ma la sua storia, i valori democratici con cui la identifica il resto del mondo, la forza del suo esercito e la sfida ambiziosa che ha lanciato all’Europa le hanno donato il 19 settembre un peso particolare, quello della speranza in un’alternativa a Trump.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

Bernard Guetta sarà al festival di Internazionale a Ferrara, dal 29 settembre al 1 ottobre 2017.

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it