08 novembre 2017 15:01

La guerra per procura va avanti fin dalla proclamazione della Repubblica islamica. Dalla caduta dello scià, quasi 39 anni fa, Teheran e Riyadh si sono lanciate in una battaglia per il dominio nella regione, un dominio che i sauditi volevano conservare e gli iraniani volevano riconquistare tredici secoli dopo il crollo della Persia, di cui sono gli eredi.

Questo conflitto è anche un conflitto religioso, perché gli iraniani sono sciiti mentre i sauditi sono sunniti. Se i primi organizzavano e agitavano le minoranze e i poteri sciiti, gli altri finanziavano i sunniti che si opponevano al potere sciita, come Saddam Hussein nella guerra tra Iran e Iraq o la quasi totalità dei ribelli siriani.

Ora la novità è che questa guerra nascosta sembra sul punto di essere vinta dall’Iran in tutto il Medio Oriente, e così il nuovo uomo forte della monarchia saudita, il principe ereditario Mohammad bin Salman, 32 anni, soprannominato MbS, ha deciso di raccogliere il guanto di sfida su tutti i fronti, a rischio di scatenare uno scontro frontale con Teheran.

Compattare il paese
Per fomentare i giovani di un paese in cui i minori di trent’anni rappresentano quasi i due terzi della popolazione, Bin Salman ha autorizzato l’apertura delle sale cinematografiche, ha permesso alle donne di guidare e ha lanciato una spettacolare operazione anticorruzione che tra le prime vittime ha alcuni intoccabili tra ministri, grandi imprenditori e componenti della famiglia reale. Mohammad bin Salman, chiamato “MbS” dai suoi giovani sostenitori dell’élite modernizzatrice, vuole compattare il suo paese nell’ipotesi di una guerra aperta con l’Iran verso cui procede spedito.

Il 4 novembre un missile è stato intercettato nei cieli di Riyadh, lanciato dallo Yemen dagli houthi, sciiti zaiditi sostenuti dall’Iran nella loro ribellione contro la maggioranza sunnita sostenuta dall’aviazione dell’Arabia Saudita e delle altre monarchie del Golfo. È il secondo incidente di questo tipo, ma stavolta MbS denuncia una “aggressione militare diretta da parte del regime iraniano” a cui Riyadh “si riserva il diritto di rispondere”.

Se non è una dichiarazione di guerra, ci va molto vicino. Anche perché, parallelamente, MbS ha raccolto la sfida anche in Libano spingendo il primo ministro sunnita Saad Hariri a dimettersi per denunciare il dominio dell’Iran sul suo paese. L’Arabia Saudita ha appena cominciato un braccio di ferro con Hezbollah, l’onnipotente organizzazione politico-militare degli sciiti libanesi che è stata usata dall’Iran in appoggio al regime siriano di Assad spedendo i migliori dei suoi combattenti in Siria.

La controffensiva saudita è ben calcolata: sostenuta dalle capitali sunnite, ha l’appoggio anche di Donald Trump. Nel frattempo la Russia brontola in modo sempre più insistente, e la simpatia israeliana va chiaramente a Riyadh.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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