21 novembre 2017 12:20

Sarebbe stato molto meglio se non ci fossero state le elezioni. Per la rifondazione dell’Unione europea voluta da Emmanuel Macron sarebbe stato preferibile che le elezioni tedesche di settembre non avessero partorito la ricerca di una maggioranza impossibile. Ora la crisi annunciata è puntualmente arrivata. Ma davvero possiamo temere che segni la morte dell’Unione?

Potrebbe accadere se la formazione di una coalizione tra i democratici-cristiani di Angela Merkel, i liberali e i Verdi si fosse arenata su tematiche legate all’Europa, ma in realtà i negoziati sono falliti su tre argomenti di politica interna. Il primo è la riduzione del numero delle centrali a carbone chiesta dai Verdi. Il secondo è l’istituzione di un tetto al numero dei profughi voluta dai liberali. Il terzo, il più importante e discusso, nasce dall’intransigenza dei liberali che pensano di poter trarre vantaggio da un ritorno alle urne.

Anche se né i liberali né Angela Merkel aderiscono a tutte le idee di rilancio europeo avanzate da Macron, al centro di questa crisi tedesca c’è innegabilmente la stanchezza, comune a tutte le democrazie occidentali, delle grandi forze politiche che hanno modellato il dopoguerra.

Necrologio prematuro
La Cdu-Csu, l’unione della destra formata dai democratici-cristiani e dai cristiano-sociali di Baviera (nettamente più a destra) è stata messa in difficoltà dalla politica di accoglienza dei profughi voluta dalla cancelliera. La destra bavarese ha osteggiato questa politica anche perché, nel suo feudo, è minacciata da Alternative für Deutschland (Alternativa per la Germania, Afd), la nuova formazione di estrema destra che ha ottenuto il 13 per cento alle elezioni di settembre.

Come la destra francese, anche quella tedesca è ormai spaccata. Quanto ai socialdemocratici, non vogliono sentire parlare di una nuova coalizione con la destra perché hanno patito enormemente l’alleanza con Angela Merkel e la conseguente introduzione (contestata dal loro elettorato) delle riforme del mercato del lavoro da cui l’economia tedesca ha tratto enormi benefici.

Questo indebolimento della sinistra e della destra tedesche non faciliterà la rifondazione dell’Unione europea voluta da Macron, ma non sarà sufficiente a sabotarla, perché in Germania destra, sinistra e liberali sono profondamente legati alla solidità dell’Unione. Dunque il necrologio dell’Europa appare prematuro.

Di contro è sorprendente rilevare, in Germania come in Francia, quanti siano i punti in comune tra la destra della sinistra e la sinistra della destra, ormai più evidenti delle differenze tra i due poli. Contrariamente allo scacchiere politico francese rimodellato da Emmanuel Macron, quello tedesco si basa su una menzogna. È per questo che a Berlino la situazione è bloccata mentre tutto sembra sorridere alla Francia.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it