23 aprile 2018 13:18

I miei nipotini vanno a scuola in divisa e questo mi riporta a un’epoca passata. È l’ennesimo segno del ritorno ai valori conservatori? –Nonna Betta

Durante gli anni in cui ho vissuto nel Regno Unito ho scoperto il mondo delle divise scolastiche. Da bravo italiano pensavo che servissero soprattutto a sottolineare il carattere orgogliosamente elitario dell’istruzione britannica, quindi a comunicare a tutti l’appartenenza a una certa scuola e alla classe sociale che può permettersi la rispettiva retta. E in alcuni casi le cose stanno così. Ma non conoscevo l’altra faccia della medaglia: nel Regno Unito tutte le scuole, non solo quelle private, usano le divise per promuovere un ambiente egualitario.

Ricordo bene la pressione che subivo alle medie per avere certe scarpe o una particolare marca di jeans e il fatto che queste dinamiche non trovino spazio a scuola non mi sembra male. Ma a parte i princìpi, si tratta anche di una scelta molto pratica: a inizio anno compri una serie di polo, pantaloni, gonne e felpe a prezzi politici, e il guardaroba dei bambini per la settimana è fatto. Così ottimizzi i lavaggi, il tempo per vestirsi la mattina e la spesa per l’abbigliamento. In Italia le divise sono usate quasi solo dalle scuole private, quindi non ne cogliamo molto l’aspetto democratico, ma ci sono delle eccezioni: di recente è circolata molto la notizia che un istituto primario di Novara ha distribuito ai suoi alunni uno zainetto uguale per tutti. Quando certe regole scolastiche semplificano la vita di alunni e genitori, io le trovo piuttosto illuminate.

Questa rubrica è uscita il 20 aprile 2018 nel numero 1252 di Internazionale, a pagina 12. Compra questo numero | Abbonati

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