24 aprile 2019 17:38

Anche se siamo non credenti, non abbiamo avuto nulla in contrario quando nostro figlio ci ha chiesto di fare catechismo con i suoi amici. Ma ora che si avvicina la prima comunione non facciamo salti di gioia. Abbiamo agito con troppa leggerezza? –Monica e Franco

Quando siamo tornati a vivere in Italia, mia figlia mi ha chiesto: “Papà, cos’è questa christian school dove vanno i miei compagni di classe di pomeriggio?”. E dopo aver scoperto l’esistenza del catechismo, ha commentato: “Meno male che tu non sei cristiano, sennò mi toccava fare pure quell’attività pomeridiana!”. Eppure, secondo la mia amica Caroline, corro il rischio di ritrovarmi una figlia integralista religiosa. Mi spiego: se io non sono cattolico, Caroline è proprio anticlericale. Così quando mi ha invitato alla comunione della figlia non riuscivo a capire. “Mon cher”, mi ha spiegato con il suo accento da filosofa illuminista francese, “io ho letto troppi libri e sono troppo intelligente per cadere nella trappola in cui ti stai infilando tu. Se cresci una figlia atea, l’unico modo per ribellarsi a te sarà farsi suora”.

Per assicurarsi che sua figlia rifiuti la religione, lei ce l’ha infilata dentro fino al collo. Forse ha ragione, e forse anche voi senza saperlo avete fatto la scelta più strategica per crescere un figlio non credente. Ma preparatevi ad affrontare dei momenti difficili. Per esempio l’altro giorno la figlia di Caroline le ha detto: “Tu e papà dovete sposarvi oppure finirete all’inferno per l’eternità”. A quanto pare la ribellione verso i genitori può prendere forme inaspettate.

Questo articolo è uscito nel numero 1303 di Internazionale. Compra questo numero|Abbonati

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