23 novembre 2021 13:33

Leggendo il libro di Sasha Geffen, Glitter up the dark – How pop music broke the binary (“Spruzza di glitter il buio – Come la musica pop ha spezzato il binarismo”) sono rimasto colpito da un’assenza. Nella sua documentata storia dello spirito queer nella musica pop, dai Beatles alla generazione Z, Geffen tralascia un nome importante, quello di Carole Pope, rocker post punk canadese dichiaratamente e orgogliosamente lesbica fin dalla metà degli anni settanta.

Pope è nata a Manchester, nel Regno Unito, nel 1950 ma a cinque anni si è trasferita a Montréal, in Canada con la famiglia. Il padre, Jack, era un commerciante e faceva anche il trampoliere al circo e la madre, Celia, era una cantante da music hall. La sorella Elaine è diventata nota come produttrice e autrice televisiva (ha vinto un Emmy award come coautrice della sitcom Seinfeld).
Nel 1970 Carole Pope conosce Kevan Staples con il quale fonda la sua prima rock band, gli O, che presto però cambiano il nome in The Bullwhip Brothers, i fratelli di frusta, una prima chiara indicazione della direzione omoerotica e bdsm che avrebbero preso i testi delle loro canzoni.

Nel 1975 Pope raccoglie altri musicisti intorno a questo nucleo e forma i Rough Trade. Un altro nome inequivocabile per chi aveva orecchie per intendere: nel vecchio gergo gay britannico l’espressione rough trade indica un giovane uomo eterosessuale, spesso un operaio o un manovale, che accetta di farsi soddisfare sessualmente da omosessuali sottomessi che pagano per essere umiliati. Siamo in piena epoca protopunk e, seppure nel lontano Canada, Carole Pope annusa nell’aria la fascinazione per la scena gay bdsm (cuoio, borchie e fruste), che si respirava a Londra nella Soho di Malcolm McLaren e Vivienne Westwood. La loro boutique, al 430 di Kings road, si chiamava SEX e si reclamizzava sulle prime fanzine punk come “Specialists in rubberware, glamourware and stageware”, specialisti in tenute di latex, abbigliamento glam e costumi di scena. Siouxsie Sioux rese famosa in quegli anni una t-shirt di Westwood che mostrava due cowboy nudi di profilo, uno di fronte all’altro, con i grossi peni che quasi si toccano. Un’immagine che la stilista britannica aveva preso da un’illustrazione degli anni sessanta di Jim French, il cofondatore dell’impero pornografico gay Colt Studios.

L’omoerotismo, la pornografia e il gergo gay, per i punk londinesi sono per lo più un modo facile per scandalizzare il pubblico. Per i Rough Trade di Carole Pope e Kevan Staples sono il carburante stesso dell’immaginario e della musica. Anche il loro scopo è scandalizzare, ma anziché usare certe parole o certe immagini come sassi da lanciare nascondendo poi la mano, elaborano una complessa poetica del fetish e del sadomasochismo che declinano in senso decisamente camp. Il loro non è un mattone lanciato contro una vetrina, il loro è teatro. E in questo senso sono molto più legati alla stagione del glam rock di quanto non lo fossero i punk d’oltreoceano, sono più Ziggy Stardust e Rocky Horror Picture Show che Sex Pistols o Banshees.

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Ed è nel 1980, a punk morto e sepolto, che l’estetica pornotrash dei Rough Trade arriva a maturazione e, incredibilmente, per loro arriva anche una hit radiofonica.
High school confidential è la prima canzone pop con un testo lesbico a essere suonata nelle radio anglofone e a finire in classifica.

Come spesso accade con i prodotti pop nati dalle sottoculture queer, High school confidential (niente a che vedere con l’omonimo pezzo di Jerry Lee Lewis) è un testo cifrato. A un ascoltatore qualunque la canzone poteva sembrare cantata da Carole Pope da una prospettiva maschile: si descrive una liceale sexy e molto disinvolta, “un incrocio tra Mamie Van Doren, Anita Ekberg e Dagmar” che fa impazzire i suoi coetanei e che (forse) se la fa con il preside. La scena sembra quella di un fumetto sporcaccione, un’ambientazione e un linguaggio che un giovane ascoltatore etero avrebbe potuto trovare divertente e un po’ arrapante. In realtà basta ascoltare la voce roca e molto espressiva di Pope per capire che si tratta di una donna che descrive la sua attrazione sessuale per un’altra giovane donna, questa “cool, blonde, scheming bitch” (questa bionda fichissima, intrigante e molto stronza) che fa risuonare i tacchi alti lungo i corridoi della scuola. L’io narrante della canzone, l’osservatrice della scena, arriva a un livello di dettaglio erotico ossessivo: riconosce il suo profumo (“Tigress by Fabergé”) e dice che solo sentirlo le fa bagnare i jeans.

Il successo inatteso di High school confidential lascia un segno nella cultura pop e queer canadese: la cantautrice lesbica kd lang ha dichiarato che dopo aver visto Carole Pope esibirsi ha capito che nel rock ci poteva essere spazio anche per lei. E la electro-rocker di Toronto Merrill Nisker (più tardi nota come performer polisessuale con il nome di Peaches) incise una cover di High school confidential nel suo album di debutto del 1985, Fancypants hoodlum.

High school confidential era inclusa in un album che vale la pena di riscoprire: Avoid Freud (“Evitate Freud”, che in inglese rima perfettamente), un titolo che sarebbe molto piaciuto al vecchio Cole Porter, santo patrono della canzone camp dai molteplici livelli di lettura.

Il gusto per il gioco di parole, per la citazione, per il doppio senso arguto e per il cortocircuito tra alto e bassissimo, è alla base di tutte le canzoni di Avoid Freud.
What’s the furor about the Führer? è a metà sberleffo della passione dei vecchi punk per l’iconografia nazista e metà canzone politica sul pericolo dei nuovi nazismi. Lie back, let me do everything e Physical violence sono due canzoni complementari dal forte sapore bdsm. Nella prima l’io narrante della canzone, “un pugile suonato, con i capelli pettinati all’indietro come un latino” si descrive come parte sottomessa quando in un locale sente una voce suadente (“che sa di birra e di collutorio”) dirle all’orecchio: “Sdraiati e lascia fare tutto a me, voglio perdermi dentro di te”. In Physical violence invece la protagonista non ne può più del giochino sadomaso e di essere usata come un sacco da palestra: “Alzo la bandiera bianca, vai a farti una doccia fredda”, canta: “Mi arrendo ma basta violenza fisica”. E ancora: “Posso capire che hai un ego floscio ma non sono il tuo posacenere”.

Il vero capolavoro camp è però la canzone che chiude l’album, Grade B movie che come promette il titolo è un melenso film di serie B in miniatura. Qui la scena è una caricatura melodrammatica dell’eterosessualità, un’eterosessualità da film d’accatto. Lui, sigaretta tra le labbra, camicia bianca aperta sull’ampio petto abbronzato e lei verginale, tremebonda, le labbra umide e piene di desiderio. “Quando mi guardi”, canta Carole Pope, “è come un qualsiasi film di serie B. Io sospiro: ‘Ciao Johnny’. Tu mi strappi di dosso il mio abitino e io sono sotto di te che gemo: ‘Oh Johnny, non ti fermare, non ora”.

È il teatrino degli stereotipi, un gioco delle parti, un disvelamento finale che ci dice che tutti sotto le lenzuola recitiamo una parte. L’importante è solo trovare la parte che fa per noi.

Rough Trade
Avoid Freud
True North Records, 1980

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