11 ottobre 2022 11:24

La cantante jazz norvegese Radka Toneff (1952-1982) ha il dono a tratti sconcertante di cantare in modo sincero. So che è difficile quantificare la sincerità di un’interprete: eppure quando Toneff apre la bocca all’inizio di The moon is a harsh mistress, il pezzo di Jimmy Webb che apre quello che sarebbe stato il suo ultimo album, Fairytales, sai che lei sta dicendo la verità. Toneff non bluffa, non recita; quella canzone, in quel momento fissato per sempre nello studio di registrazione, è vitale per lei come il respiro.

“See her how she flies”, guardala come vola, è il primo verso che spezza il silenzio dopo che la puntina ha toccato il vinile. La voce della cantante è piccola, amichevole e sembra confidarsi: esprime la fragilità di chi, parlando con un amico o con un’amica, abbassa ogni difesa. La dizione è immacolata e il senso del tempo è impeccabile, e anche quando la voce acquista volume e nitore e vola verso il ritornello, non c’è traccia di tecnicismo, ma solo di una tecnica sopraffina che non sovrasta mai la naturale musicalità del canto.

Radka Toneff è nata a Oslo, in Norvegia, nel 1952. Il padre era un cantante folk e pilota bulgaro. La base da cui parte come cantante è proprio la tradizione levantina, piena di virtuosismi vocali, delle canzoni popolari bulgare. Una tradizione che subito innesta nel jazz, nel pop e nel rock creando uno stile personale e inafferrabile, reso ancora più unico dalle sue scelte eclettiche di repertorio: il grande songbook americano, ma anche cantautrici come Joni Mitchell, Chaka Khan, Patti Austin e Phoebe Snow.

Avviso agli innamorati
La scelta di aprire Fairytales, il suo terzo e ultimo album, con un brano classico ma tutto sommato laterale come The moon is a harsh mistress di Jimmy Webb, è indicativo del suo modo di gestire il repertorio. La canzone prende in prestito il titolo di un romanzo di fantascienza del 1966, La luna è una severa maestra di Robert A. Heinlein, ed è un avviso agli innamorati: come la Luna è così bella e dorata nel cielo, così vicina che la puoi toccare, così l’amore può ingannare e farci ritrovare soli e infreddoliti “sotto un cielo fatto di pietra”.

Toneff dilata la canzone, non teme le sue metafore (la luna è “una rosa fantasma tra le montagne e le cime dei pini”) anzi le fa sue e le riveste di un meraviglioso senso di realismo magico. Con sofisticata delicatezza ci suggerisce una specie di contiguità tra lo standard e l’Ode alla luna dalla Rusalka, opera lirica immaginifica e favolistica del compositore boemo Antonín Dvořák. Fondamentale è qui il lavoro del pianista e arrangiatore statunitense Steve Dobrogosz che firma il disco insieme alla cantante.

È chiaro che le canzoni debbano significare qualcosa per Radka Toneff, altrimenti lei non le canterebbe; non le basta che siano belle o ben note al pubblico. È proprio la sua passione per i testi che la porta a scelte così eterogenee e apparentemente capricciose. Al pezzo di Jimmy Webb ne segue uno di Elton John e Bernard Taupin, Come down in time, che sembra riproporre le atmosfere sospese di The moon is a harsh mistress, con il suo richiamo all’incertezza e alla natura ingannevole dell’amore.

Con Lost in the stars di Kurt Weill, Radka Toneff fa vedere cosa è capace di fare con gli standard: la sua onestà le permette di maneggiare un pezzo notissimo della fine degli anni quaranta con una libertà assoluta. Lo stesso succede con gli altri due classici della raccolta: My funny Valentine di Rodgers & Hart e Nature boy di Eden Ahbez. “Faccio tutto sbagliato”, ha detto una volta Toneff spiegando il suo stile, “ed è così che mi piace”. In Fairytales ci sono anche diversi pezzi inediti tra cui spicca I read my sentence, musicata da Steve Dobrogosz su versi di Emily Dickinson. La voce di Toneff è tenerissima e sembra intonare una ninna nanna quando dice che legge la sua sentenza di morte con attenzione per familiarizzare con il suo destino: affinché lei e la morte, dopo essersi conosciute, “potessero incontrarsi tranquillamente, come amiche. Salutarsi, e andarsene, senza un cenno. E a quel punto, chiusa la faccenda”.

E la faccenda si è purtroppo chiusa lì: Toneff viene trovata morta il 21 ottobre 1982 in una foresta fuori Oslo, uccisa da un’overdose di farmaci. Fairytales sarebbe diventato un album leggendario per il jazz scandinavo, e lo stile idiosincratico e personalissimo, a cavallo tra jazz e pop, di Radka Toneff avrebbe influenzato almeno due generazioni di cantanti.

Radka Toneff e Steve Dobrogosz
Fairytales
Odin Records, 1982

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