04 febbraio 2023 08:58

Insomma, è fantastico.

Se è da molto tempo che soffrite come me per i film incredibilmente banali e privi di originalità proposti ultimamente, Gli spiriti dell’isola è quello che fa per voi. Questo nuovo film scritto e diretto da Martin McDonagh riporta insieme Brendan Gleeson e Colin Farrell, protagonisti di In Bruges, l’amato film di McDonagh del 2008. E il risultato è cupamente esilarante, tragico, scioccante, avvincente, commovente e tutti gli altri aggettivi positivi che potreste desiderare.

Questo racconto, unico nel suo genere, parla della minuscola comunità rurale irlandese che vive sulla remota (e fittizia) isola di Inisherin. L’isola riesce perlopiù a ignorare la guerra civile che, negli anni venti, infuria sulla terraferma, se si escludono i suoni delle esplosioni lontane. Ma a scoppiare è una guerra civile personale, quando due vecchi amici si allontanano improvvisamente. Un giorno Colm Doherty (Brendan Gleeson) dice impassibile a Pádraic Súilleabháin (Colin Farrell): “Non mi piaci più, tutto qui”. I disperati tentativi di Pádraic di riconquistare l’amico e la brutale tattica di Colm di porre fine all’amicizia creano reazioni sempre più devastanti nella comunità.

A quanto pare il problema, secondo Colm, è che Pádraic è limitato e “ottuso”. Colm, volendo dare un senso alla sua vita, ha cominciato a comporre musica, sperando di lasciare una qualche eredità duratura, per quanto piccola, invece di passare le sue giornate seduto al pub con Pádraic, ascoltandolo chiacchierare.

Colm accusa Pádraic di aver parlato per due ore buone, una volta, di quel che emergeva dalle feci prodotte dalla sua adorata asina nana, Jenny. “L’ho cronometrato”, dice Colm con tono truce.

E Pádraic replica: “Non era il mio asino, era il mio pony, il che dimostra quanto bene tu stessi ascoltando”.

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Pádraic ama i suoi animali e li tratta come una famiglia, tenendoli in casa nonostante le obiezioni della sua amata e caustica sorella Siobhán (Kerry Condon). E per ribadire il valore della loro amicizia, si difende dicendo “sono una persona gentile”. Tutti sull’isola concordano sul fatto che Pádraic sia “uno simpatico”, ma Colm rifiuta l’importanza della cosa, e chiede quante persone, nel diciassettesimo secolo, siano state ricordate per essere simpatiche. Nessuno! Mozart, invece, è ricordato da tutti.

“Non da me, quindi la tua argomentazione non vale molto”, dice Pádraic.

È allora che Siobhán – nota per essere una persona che legge molto – colpisce nel vivo Colm dicendogli che in realtà Mozart è vissuto nel diciottesimo secolo.

Un film nel complesso pacato
Tormentato dall’allontanamento di Colm, Pádraic comincia a soffrire intensamente all’idea di essere davvero, forse, una persona “insulsa”. Di sicuro però non è la “più insulsa” dell’isola: quella è infatti Dominic Kearney (Barry Keoghan), un giovane con disturbi mentali, ossessionato dalle donne e che vive con il padre poliziotto, un uomo spregevole e violento (Gary Lydon). Dominic diventa l’unico amico di Pádraic, dopo che Colm lo ha abbandonato, e cerca di offrire consigli utili.

Keoghan, un attore irlandese molto apprezzato, è così bravo nel ruolo di Dominic, da spiccare anche in un cast di grandi interpreti che si esprimono ai massimi livelli. La scena in cui offre goffamente il suo amore a Siobhán, sapendo che sarà rifiutato, vi spezzerà il cuore. Impeccabile il modo in cui, senza sforzo, pronuncia l’ultima battuta: “Be’, il sogno è svanito”.

Il film diventa sempre più cupo mano a mano che l’umorismo si esaurisce

Che gruppo di attori fantastico! Ci tengo a dire che Gleeson è magnifico come sempre, e così imponente fisicamente che quando mette al tappeto lo sgradevole padre di Dominic, un uomo molto più giovane di lui, non si dubita per un momento che possa farlo davvero. Dimostra poi le sue grandi doti musicali, suonando personalmente il violino, senza controfigura (è un film pacato nel complesso, ma la colonna sonora di Carter Burwell è comunque molto importante dal punto di vista tematico e tonale).

Farrell continua a migliorare con l’età e le sue sopracciglia nere sono ormai così arcuate da apparire esagerate come quelle di una maschera da “tragedia” classica, amplificando ogni espressione, rendendolo più triste o più divertente, a seconda del momento. Condon è così spigolosa e amabile nel ruolo di Siobhán che meriterebbe più considerazione, e di competere per alcuni dei ruoli che vanno a Olivia Colman.

Fare i conti con le banshee
Il film diventa sempre più cupo mano a mano che l’umorismo si esaurisce e cominciano ad accumularsi conseguenze volute e non volute. Sempre più duro e vendicativo, via via che la sua natura “gentile” s’inaridisce, Pádraic sentenzia: “Ci sono cose che non si superano”.

E state attenti alle scene sanguinose di automutilazione, non aggiungo altro!

Il parallelo tra questi sviluppi nella piccola comunità e la guerra civile che imperversa sulla terraferma, con gli irlandesi che si combattono sempre più implacabilmente tra di loro invece di unirsi contro gli inglesi, non è fortunatamente troppo sottolineato. Per gli statunitensi che vivono tra autostrade, centri commerciali e una generale bruttezza, la dura visione del film sulla società tradizionale irlandese potrebbe essere di difficile comprensione all’inizio: appare tutto così bello! Le colline verdi e rocciose, le strade di campagna che collegano le vecchie case meravigliosamente isolate, i pub accoglienti e il mare selvaggio. E gli animali, animali ovunque!

Ma bisogna fare i conti anche con le banshee [creature leggendarie della mitologia scozzese e irlandese, cui fa riferimento il titolo originale,The banshees of Inisherin]. Colm dice che, al giorno d’oggi, le banshee non gridano più nella notte, come creature soprannaturali che annunciano la morte. Vivono semplicemente tra la gente comune, subdole e morbose, osservando le cose terribili che accadono, e sorridendone.

La banshee più rappresentativa di questa categoria è la signora McCormick, un’anziana donna torva, ossessionata dalla possibilità di sventure e disastri, che si aggira per l’isola con un mantello nero. Tanto che Siobhán, come noto, “si nasconde dietro ai muri” per evitarla. Le previsioni della donna sulle probabili morti provocate dal litigio tra Colm e Pádraic assumono toni sempre più sinistri. Soprattutto nella terrificante inquadratura in cui l’anziana saluta Siobhán dall’altra parte dell’acqua. Una scena nella quale sembra rivelarsi la banshee del tempo passato, camuffata nei suoi abiti moderni.

In poche parole, è un film fantastico. Andate a vederlo!

(Traduzione di Federico Ferrone)

Questo articolo è uscito sulla rivista statunitense Jacobin.

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