20 aprile 2007 11:51

Viviamo in un paese che proibisce alle sue figlie di amare. Un paese che punisce, consuma e cancella le sue ragazze perché si innamorano, sono folli e coraggiose, seguono il loro cuore, sono capaci di sognare e sperare.

Ogni anno in Turchia decine di giovani donne vengono uccise dai loro fratelli maggiori, fratelli minori, cugini e padri. Sfioriscono nella primavera della loro vita. E noi che viviamo in altre zone del paese, che siamo “lontani”, pronunciamo un paio di frasi di compassione e continuiamo a vivere nell’indifferenza, come se fossero solo problemi “locali”.

Ma i delitti d’onore non possono essere liquidati ricorrendo a spiegazioni etniche o localistiche, né dicendo che “accadono in qualche villaggio remoto, dove noi non andremo mai e quindi non ci riguardano”.

Questi fatti attirano l’attenzione dei mezzi d’informazione, ma poi tutto finisce lì. Una o due fotografie accompagnate da una storia raccontata in fretta e incentrata sulla vittima piuttosto che sull’assassino.

Tutto qui. E i politici? La cosa non li interessa. Quanti deputati sono pronti ad affrontare questo doloroso problema con sufficiente determinazione? Quando succedono questi fatti i nostri deputati non agiscono in modo veloce e coerente, non lo considerano neanche necessario.

Mentre i parlamentari perdono tempo, ogni giorno ci sono nuovi delitti. A parte organizzazioni eccezionali come Kamer, che opera con grande impegno e su base completamente volontaria, nessuno è disposto a tendere una mano alle vittime dei delitti d’onore. Alle giovani donne che hanno più bisogno di aiuto e di guida, che sono le meno istruite perché non possono andare a scuola, che non hanno soldi, che non hanno nessuno che le sostenga, che sono impotenti e sole, semplici numeri nelle statistiche.

In questa situazione drammatica, la direzione affari culturali della città di Sanliurfa ci ha gentilmente fornito una definizione di delitto d’onore. Possiamo stare tranquilli. A quanto pare non c’è nulla di cui preoccuparsi.

Secondo questa definizione, infatti, “il delitto d’onore si applica solo alle donne che fuggono senza informare la famiglia o che ingannano i loro mariti, e non si applica alle innocenti”. Il che significa che i delitti d’onore sono una seccatura solo per alcune donne cattive. Le donne turche oneste e perbene che restano a casa per tirare su i figli non dovrebbero preoccuparsi per le loro sorelle assassinate così giovani.

Non dovrebbero provare pietà per loro. Perché qui le donne sono ufficialmente divise in due categorie: quelle buone (che sono degne di rispetto) e quelle cattive (che meritano qualsiasi cosa, anche di essere uccise).

Ma chi sono in realtà queste donne cattive? Come facciamo a riconoscerle? Ridono in modo volgare e disgustoso, in modo sfrontato, come nei vecchi film turchi? È lì che dobbiamo andare a cercarle? Chi e con quale diritto decide quali sono le donne buone e quelle cattive? Chi può esercitare il potere e l’autorità di dividere gli esseri umani in categorie, con condiscendenza, come si fa con i “bianchi e con i neri”, e decidere che una persona non è innocente, e quindi merita la violenza? In base a quale diritto gli uomini possono giudicare, stigmatizzare, estromettere e firmare la condanna a morte di una giovane donna?

Basta dare un’occhiata agli articoli di giornale sui delitti d’onore degli ultimi tre anni per farsi un’idea: raccontano tutte le tragedie che avvengono nel nostro paese e tra le comunità turche nel mondo: Antep, Mardin, Divarbakir, Istanbul, Berlino. Quelle ragazze assassinate, quelle donne, sono una vergogna e una sofferenza per tutti noi.

Come se non bastasse averle lasciate morire, c’è chi ha il coraggio di insinuare che erano “donne cattive”. Come si fa ad avere una coscienza simile? È naturale e comprensibile da parte degli amministratori locali di Sanliurfa amare la loro città e cercare di valorizzarla. Probabilmente si sentono a disagio quando il suo nome viene associato ai delitti d’onore, e forse hanno anche ragione. Ma non è certo coprendo il problema con qualche bella parola o accusando le vittime che si cambia questa situazione intollerabile.

Negare l’esistenza dei delitti d’onore o dire che “non bisogna esagerarne l’importanza”, provare a farlo passare per un problema che riguarda solo alcune donne malvagie, tutto questo non libera la coscienza di nessuno e non aiuta né Sanliurfa né la Turchia.

I delitti d’onore sono un problema grave e diffuso che dobbiamo affrontare adeguatamente.

Nessuno lo sta esagerando. Ci ferisce tutti, ci interessa tutti, e se tutti agissimo con un po’ di buon senso e di coscienza, questi delitti diminuirebbero, e forse un giorno sparirebbero per sempre dalla nostra terra.

Internazionale, numero 689, 20 aprile 2007

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