25 aprile 2020 13:33

Lido Pimienta, Eso que tu haces
Alla fine del 1600 alcuni schiavi africani portati in America Latina si liberarono dai coloni e fondarono un villaggio, San Basilio de Palenque. Si trova in Colombia, a un’ora da Cartagena, e gli abitanti conservano ancora oggi usanze dei loro antenati africani. La chiamano “La prima città libera d’America”. Non è un caso che la cantante Lido Pimienta abbia deciso di registrare lì una parte del suo terzo album, Miss Colombia.

Lido Maria Pimienta Paz, questo il suo vero nome, è nata a Barranquilla, che si trova a tre ore di distanza da San Basilio de Palenque, ma da qualche anno vive in Canada. In Miss Colombia affronta il suo rapporto complesso con la madrepatria, che ha deciso di abbandonare, con le origini indigene wayuu, la sua femminilità, il suo essere donna queer e madre. Lo fa con due linguaggi: il pop elettronico e la musica tradizionale latinoamericana, soprattutto la cumbia. E lo fa con grande intensità, quasi drammaticità, ma anche ironia: il titolo del disco è ispirato alla famosa gaffe di Steve Harvey, il presentatore che per sbaglio nel 2015 annunciò Ariadna Gutiérrez, miss Colombia, come vincitrice del concorso di Miss Universo. Accortosi dell’errore dopo poco, diede la corona a Pia Wurtzbach, miss Filippine.

Quando si rivolge alla sua terra madre, Lido Pimienta le parla come farebbe a un amante tradito: ho fatto bene ad andarmene, ti amavo, perdonami, salvami. In questi brani si percepisce una passione quasi carnale, ma la cantante colombiana dimostra anche di avere un controllo totale della voce, e oscilla tra momenti alla Björk (in Para transcribir, il brano che apre e chiude il disco in due versioni leggermente diverse la ricorda da vicino).

Quello che stupisce di Lido Pimienta è la capacità di sintesi tra l’antico e il moderno (in questo ricorda il musicista argentino Chanca Via Circuito). Due esempi? Il singolo Eso que tu haces, che nelle strofe è una cumbia, si apre improvvisamente nel ritornello e in seguito fanno capolino fiati e tastiere quasi jazz. Lo stesso ragionamento vale per Nada, dov’è ospite Li Saumet dei Bomba Estéreo, o per No pude, dove Lido Pimienta cita addirittura (è un caso? mi piace pensare di no) la melodia del classico della musica statunitense My favourite things sopra un tappeto di loop elettronici. In Quiero che me salves, il brano che fa da spartiacque al disco, invece la bilancia pende decisamente verso la tradizione: sono ospiti i Sexteto Tabala, un gruppo di San Basilio de Palenque, e la registrazione è volutamente sporca, sembra quasi uscita da una compilation di Alan Lomax o di Sandro Portelli. E anche il brano successivo, Pelo cucu, confina quasi con la ricerca etnografica. Verso il finale invece si torna alla modernità, al pop.

Insomma, qui c’è tanta carne al fuoco e c’è una voce universale dall’espressività contagiosa. Miss Colombia è il disco di una cantante in evidente stato di grazia. Ed è una delle cose migliori uscite finora nel 2020.

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Lorenzo Senni, Discipline of enthusiasm
Il nuovo disco di Lorenzo Senni s’intitola Scacco matto ed è una partita contro sé stesso, tra ricerca e sperimentazione, come ha dichiarato il musicista di Cesena, cresciuto tra il punk hardcore e le serate sulla riviera romagnola. A tratti Scacco matto suona come la musica di un videogioco (questo vuole essere un complimento) ed è l’ennesimo album che ci renderà orgogliosi dell’elettronica italiana, uno dei generi che ci rappresenta meglio nel mondo.

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The Rolling Stones, Living in a ghost town
I Rolling Stones hanno più vite dei gatti. Neanche la quarantena sembra fiaccarli. Pochi giorni fa hanno regalato la miglior esibizione al One World: Together at Home, il concerto virtuale organizzato da Lady Gaga a sostegno dell’Oms, Jagger e compagni hanno pubblicato un singolo inedito intitolato Living in a ghost town.

Il pezzo, che nel titolo sembra citare Ghost town degli Specials, è stato registrato in isolamento. È una canzone sull’attualità, ma suona parecchio ispirata e non sa per niente di riempitivo o di paraculata. La classe non invecchia.

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Earl Sweatshirt e Maxo, Whole world
Il rapper statunitense Earl Sweatshirt, una delle voci più originali e interessanti dell’hip hop oltreoceano, ha fatto un pezzo insieme all’emergente Maxo. Il brano è prodotto da The Alchemist (nei mesi scorsi al lavoro sullo splendido The price of tea in China di Boldy James) e sarà incluso nella versione deluxe del disco Feet of clay.

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Venerus, Canzone per un amico
A proposito di canzoni in quarantena. Venerus, una delle cose migliori successe alla musica italiana negli ultimi anni, ha scritto e prodotto in pochi giorni un nuovo brano insieme al produttore Mace, sfruttando l’isolamento forzato nella sua casa milanese. È una lettera a un amico in difficoltà, scritta di getto. Pochi hanno l’anima soul di Venerus nel nostro paese.

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P. S. Playlist aggiornata, buon ascolto!

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