05 novembre 2009 00:00

Luca Rastello, Undici buone ragioni per una pausa

*Bollati Boringheri, 122 pagine, 12,50 euro *

Se Nicola Lagioia ha scritto il romanzo dei nostri anni ottanta, Luca Rastello ha scritto il romanzo più sensato e complesso sugli anni settanta (Piove all’insù), dopo un libro fondamentale per capire le nostre ambiguità umanitarie nei conflitti (La guerra in casa) degli altri.

I suoi pregi sono chiari: un vissuto forte, una lucidissima capacità di giudicare, il rifiuto delle ideologie, il racconto di una realtà stringente a partire da personaggi e storie esemplari.

Non è un “letterato”, Rastello, e i suoi limiti, quando ci sono, dipendono forse dalla troppa ansia di dire, di non dimenticare nulla d’importante. Ne troviamo, giustificabili, anche in questi racconti, a cui non aggiungono molto i sogni in appendice.

La lucidità, dice Rastello, è quella “delle cose penultime”, le sole forse su cui vale la pena di scrivere. I testi che prediligo: Torino-Milano sulle nostre truffe verso l’oriente, La leggenda di Delfino sulla ex Jugoslavia, Ti faccio vedere come muore il maiale dal punto di vista degli animali che uccidiamo e di cui ci nutriamo. Altri testi nascono da un approccio biografico o giornalistico ma sono lontanissimi dal giornalismo corrente, pezzi di vita e di viaggio in una visione internazionale e non italiota, in cui il pianto del mondo è forte e angosciante quanto il pianto del singolo.

Internazionale, numero 820, 6 novembre 2009

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