04 febbraio 2011 00:00

Jacques Chessex, Un ebreo come esempio

Fazi, 78 pagine, 14,00 euro

Tra i tanti libri pubblicati in occasione del Giorno della memoria, ecco una “memoria” di grande valore civile, letterario e soprattutto morale, di uno dei migliori scrittori della Svizzera francofona, del cui interesse solo Fazi si è accorto da tempo.

Chessex, non ebreo, nel libro evoca un episodio della sua infanzia, anno 1942, quando l’Europa è in guerra e anche la Svizzera trema. Chessex aveva otto anni, prova oggi nel rievocarlo l’orrore e l’angoscia di allora. Siamo nel Vaud, nel comune agricolo di Payerne, specializzato nell’allevamento dei maiali e nella macellazione delle loro carni. Un sordido pastore protestante, tale Lugrin, e i suoi amici, primo fra tutti Ischi, gestore di un’autorimessa che sogna di poter diventare il gauleiter del paese intero, non cessano di far propaganda per Hitler nel sogno di una Svizzera nazista, mai più neutrale.

Punto centrale della loro propaganda è l’odio per gli ebrei: decidono quindi di “dare l’esempio” ammazzandone uno, un pacifico mercante di buoi la cui famiglia è svizzera da generazioni. Lo ammazzano e lo macellano come un maiale, appunto, ma sono scoperti e puniti. Il bambino Chessex ritrova da adulto Lugrin in un bar, uscito dal carcere. E non lo trova cambiato. “Sto raccontando una storia immonda, e mi vergogno di scriverne la minima parola”.

Internazionale, numero 883, 4 febbraio 2011

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