21 aprile 2016 18:32

È stato accolto come uno dei migliori film prodotti a Hong Kong negli ultimi decenni, con proiezioni in cinema pieni di spettatori e nomination per due importanti premi asiatici. Adesso però la pellicola indipendente Ten years si può vedere solo in proiezioni private pubblicizzate su Facebook.

Data la nuova ondata di repressione del dissenso politico in Cina, la scomparsa del film dalle sale ha lasciato perplessi molti appassionati di cinema, che si chiedono se l’ordine sia arrivato proprio da Pechino. Il tempismo degli attacchi e il contenuto di Ten years sembrerebbero confermare questa ipotesi.

Il film è un racconto distopico formato da cinque storie brevi in cui Hong Kong è stata assorbita interamente dalla Cina, e ha perso la sua autonomia e la sua identità al punto che non è possibile usare né la lingua cantonese né i prodotti agricoli locali. La pellicola è arrivata nelle sale per la prima volta in occasione di un festival locale nel novembre scorso, poi ha avuto una diffusione molto più ampia il mese successivo. La distribuzione si è però interrotta a gennaio di quest’anno, quando nelle sale faceva ancora il tutto esaurito.

Censura più esplicita che mai

La mossa ha coinciso con un attacco diretto del quotidiano cinese Global Times – il portavoce del Partito comunista sul continente – che ha definito Ten years “assurdo”, “troppo pessimista” e un “virus per la mente”. Da allora, inoltre, la censura si è inasprita: per la prima volta dal 1991, le autorità di Pechino hanno vietato la trasmissione nella Cina continentale della diretta televisiva della consegna dei premi dell’Hong Kong film award e del Taiwan golden horse award, le due versioni asiatiche degli Oscar. Il portale qq.com ha ubbidito, rinunciando alla copertura delle premiazioni. Ten years era stato nominato nella categoria film dell’anno in entrambi i concorsi (e a Hong Kong ha anche vinto).

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Secondo Shu Kei, critico cinematografico e docente all’Accademia di arti performative a Hong Kong, la Cina ha commesso un errore: “Penso che sia stupido cancellare le trasmissioni televisive dei premi. Ma è sempre questa la reazione di Pechino quando non vogliono che la gente ne sappia di più su un argomento. Questo è un film molto importante. Il primo da decenni che affronta la realtà di Hong Kong”.

Realizzato con pochissime risorse – è costato solo 600mila dollari di Hong Kong (poco meno di 69mila euro) – è andato molto bene finché è rimasto nelle sale. “Ha già guadagnato più di sei milioni di dollari di Hong Kong”, afferma Andrew Choi, uno dei produttori, “e ancora adesso a ogni proiezione le sale sono piene”.

Il Broadway Circuit, la principale catena di sale cinematografiche di Hong Kong con diversi cinema anche nella Cina continentale, non ha voluto spiegare perché avesse smesso di proiettare un film così redditizio. Secondo Choi, si sono giustificati dicendo di “avere troppi altri film da proiettare”. Quando le proiezioni sono state interrotte, però, in una delle loro sale, la Broadway Cinematheque, Ten years stava incassando più di Star Wars. “Non ho mai sentito di un film con questo successo ritirato dai cinema, ma nessun esercente ammetterà censure o pressioni dirette da parte della Cina”, dice Shu Kei.

Il film tocca un nervo scoperto nel pubblico di Hong Kong

Niente di tutto ciò ha scoraggiato i fan. Da allora il film è stato proiettato privatamente nelle università o in altre strutture. Esiste una pagina Facebook che lo pubblicizza e continua il tutto esaurito a ogni proiezione. “In realtà preferiamo questa modalità, perché ci offre la possibilità di parlare con il pubblico dopo la proiezione”, dice Chow Kwun-wai, uno dei registi. Durante uno di questi incontri alla Chinese university di Hong Kong, uno spettatore preoccupato ha chiesto cosa si può fare per “salvare Hong Kong”, per impedire il suo rapido declino e la sua perdita d’identità.

Affrontare il futuro insieme

“È vero, a Hong Kong le cose accadono più rapidamente di quanto si vede nel film”, dice Chow. Il film coglie l’angoscia per il futuro provata da molti e tocca un nervo scoperto nel pubblico. Fuori del cinema, Ramsy, uno studente di 16 anni, racconta che, dopo aver visto Ten years, si è convinto di “dover agire… Alcune delle previsioni peggiori si sono già avverate, in questo momento non ho alcuna fiducia nella Cina. E nemmeno il Regno Unito può più aiutarci: nessuno vuole opporsi alla Cina”.

Da quando il film è stato proiettato la prima volta, a Hong Kong sono spariti cinque librai che vendevano testi critici nei confronti delle autorità cinesi e la polizia ha sparato in aria durante gli scontri notturni tra manifestanti e forze di sicurezza in occasione del capodanno cinese.

“Molte persone ci dicono: non vogliamo aspettare dieci anni. Tutto questo sta già accadendo”, ha spiegato Ng Ka-leung, l’altro regista. “Abbiamo bisogno di più consapevolezza e più coraggio per affrontare il futuro ma anche l’assurda situazione attuale. Il nostro film non fa una previsione: parla della necessità di affrontare il futuro insieme. Quando il male sembra prevalere non dobbiamo perdere la speranza”.

(Traduzione di Giusy Muzzopappa)

Ten years sarà proiettato al Far east film festival che si svolge a Udine dal 22 al 30 aprile. Questo articolo è uscito sul quotidiano britannico The Guardian.

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