Dheepan

Per visualizzare questo contenuto, accetta i cookie di tipo marketing.

È arrivato Netflix in Italia ma non ha ancora rivoluzionato nulla. Diamogli tempo, ma la sensazione è che per un bel po’ nessuna piattaforma ufficiale a pagamento potrà competere con quelle non ufficiali gratuite (non facciamo nomi), anche se sempre più persone sarebbero anche disposte a pagare per avere servizi adeguati al ventunesimo secolo e alla comunicazione immediata globale.

Ma torniamo nelle sale: il weekend al cinema propone film importanti, come Dheepan di Jacques Audiard, Palma d’oro 2015 a Cannes, o il nuovo di Robert Zemeckis, The walk, sulla storia di Philippe Petit. Ma nessuno dei due ha convinto pienamente la critica. Dheepan, che racconta l’arrivo in una banlieue parigina di una famiglia di profughi dello Sri Lanka, è stato definito nei casi migliori una “Palma minore”, non all’altezza di quello che è considerato il capolavoro di Audiard, Il profeta, e neanche di Tutti i battiti del mio cuore o Un sapore di ruggine e ossa. L’attualità della storia conferma però la sensibilità del regista francese nel pescare nella realtà che ci circonda per poi costruire film di genere autoriali.

The walk

Per visualizzare questo contenuto, accetta i cookie di tipo marketing.

La critica statunitense (e non solo) ha accolto The walk un po’ freddamente. Zemeckis non ha bisogno di referenze, ma sull’impresa del funambolo francese, che nel 1974 camminò su un filo teso tra le torri gemelle di New York, è meglio Man on wire, documentario di James Marsh che ha vinto il premio Oscar nel 2008. E poi c’è una cosa che non torna, visto il respiro della storia e i mezzi della produzione. Perché per interpretare un francese è stato scelto un attore anche bravo (Joseph Gordon-Levitt) che però è costretto a parlare con un pesante ascento franscese?

Per visualizzare questo contenuto, accetta i cookie di tipo marketing.

La critica internazionale non si è scaldata troppo neanche per Crimson Peak, l’ultima “visione” del “visionario” Guillermo del Toro. Una giovane statunitense va a studiare da scrittrice in una casa spettrale nell’Inghilterra di Mary Shelley. È un film di Del Toro – quindi meno Ken Russell e più Hammer Film – e il regista messicano alla fine non delude, non tanto per le “visioni” che evoca, quanto per la sua genialità e la sua classe nell’omaggiare il genere horror.

The wolfpack

Per visualizzare questo contenuto, accetta i cookie di tipo marketing.

Per tornare ai documentari, se ne avete la possibilità è il fine settimana giusto per vedere The wolfpack, l’incredibile documentario di Crystal Moselle. Sul sito del distributore italiano c’è un calendario delle città e dei cinema dove sarà proiettato. I sette fratelli Angulo sono cresciuti in un appartamento di Manhattan senza praticamente mai uscire. Il padre riteneva che il mondo esterno fosse troppo pericoloso. La madre li ha istruiti e al resto ci ha pensato il cinema: dvd e vhs hanno sostituito ogni altra esperienza di vita. Molti film i sette fratelli li hanno visti e rivisti in continuazione. E poi hanno cominciato a reinterpretarli. Da non perdere.

Per visualizzare questo contenuto, accetta i cookie di tipo marketing.

In uscita anche Viva la sposa di Ascanio Celestini (che ci racconta una sequenza del film) e il thriller Dark places. Nei luoghi oscuri (fondamentale la precisazione nel titolo italiano), con Charlize Theron nei panni di una donna costretta a rivivere alcune pagine (oscure) della sua infanzia. Per quanto mi riguarda Charlize Theron vale quasi sempre il prezzo del biglietto. Speriamo bene.

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it