30 ottobre 2018 11:55

È una pessima notizia per il presidente francese Emmanuel Macron e per il suo progetto di rilancio dell’Europa, vittima collaterale della crisi politica tedesca.

Dopo tredici anni alla guida del governo tedesco e diciotto anni a capo del suo Partito cristiano democratico (Cdu), Angela Merkel ha fatto capire il 29 ottobre che si prepara a farsi da parte, in due tappe: la cancelliera non si ricandiderà alla presidenza della Cdu a dicembre, pur garantendo che resterà alla guida del governo fino alla fine della legislatura, nel 2021.

Angela Merkel ha imparato la lezione delle ultime due elezioni regionali in Germania, in Baviera e nel land di Hesse (Assia), con risultati disastrosi per i partiti della coalizione al potere a Berlino.

Anche se la cancelliera ha manifestato chiaramente le sue intenzioni, l’incertezza è ormai una realtà: per quanto tempo riuscirà a sopravvivere la coalizione con il partito socialdemocratico, ancora più indebolito della Cdu e tentato da una cura d’opposizione? E soprattutto, una Merkel così fragile potrà davvero arrivare alla conclusione del suo mandato?

L’Europa non ha affatto bisogno di una Germania senza una leadership chiara. La fine del complesso negoziato sulla Brexit, il braccio di ferro con l’Italia sulla manovra economica e le tensioni con la Polonia e l’Ungheria in merito alle politiche “illiberali” dei due paesi sono ambiti in cui la Germania ricopre un ruolo chiave.

L’appetito per le grandi ambizioni europee non è più di moda in Germania

Più di ogni altra cosa, sono le proposte di Emmanuel Macron sul rilancio dell’Europa a diventare sempre più lontane. Diciotto mesi fa, l’elezione di un presidente marcatamente europeista in Francia sembrava annunciare un allineamento eccezionale dei pianeti. Pochi mesi dopo, le elezioni tedesche sembravano dover confermare il potere di Angela Merkel, che appariva conquistata dall’audacia del nuovo inquilino dell’Eliseo, il quarto da quando è cancelliera.

Ma le cose non sono andate come previsto. Il risultato delle elezioni federali ha indebolito Merkel, con l’ingresso in parlamento del partito xenofobo Alternative für Deutschland (Afd) e una coalizione che ha avuto bisogno di sei mesi per nascere. Nel frattempo, l’ambiente europeo è cambiato con l’avanzata dei populisti, soprattutto in Italia dove sono riusciti a entrare nel governo.

Da sempre, in Europa, l’intesa franco-tedesca è indispensabile, anche se da sola non basta per portare avanti le riforme.

Ora l’appetito per le grandi ambizioni europee non è più di moda in Germania, che rischia di restare invischiata dalla politica di successione e dunque in una rivisitazione delle sue scelte politiche.

Lo stesso Macron non ha ottenuto i risultati sperati, e le sue scelte strategiche divisive in vista delle elezioni europee di maggio gli impediscono di essere un leader unificatore.

Merkel e Macron dovranno concordare per i prossimi mesi un nuovo programma che possa salvare il salvabile piuttosto che aprire nuove strade. L’imprevedibilità europea ormai è più di casa a Berlino che a Parigi. È una novità, e non è certo rassicurante.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it