07 novembre 2018 10:10

Conquistando una maggioranza netta alla camera dei rappresentanti alle elezioni di metà mandato negli Stati Uniti, l’opposizione democratica renderà più difficile la seconda parte della presidenza di Donald Trump, che è riuscito comunque a limitare i danni.

È stata un’incontestabile vittoria democratica, ma i repubblicani non sono crollati: possiamo riassumere così il risultato delle elezioni di metà mandato più contese degli ultimi decenni, in un paese sempre più diviso.

Donald Trump ha voluto trasformare questo voto in un referendum sui primi due anni del suo mandato: ha perso, ma non clamorosamente come speravano i suoi avversari.
Ora il presidente sarà costretto ad accettare compromessi e a rispondere a interrogazioni parlamentari, cosa che evidentemente non è nella sua natura. Le regole del gioco imposte da Trump sono cambiate: fino a ieri l’amministrazione aveva governato senza alcun contropotere, da domani non sarà più così.

Il messaggio di unità nella diversità
La chiave del trionfo dei democratici è stata la capacità di far emergere (e far vincere) una grande varietà di candidati alla camera dei rappresentanti, una delle due assemblee che costituiscono il congresso degli Stati Uniti. Le donne, in particolare, sono state fondamentali per l’avanzata democratica, con profili sorprendenti e mai visti al congresso. Come Alexandria Ocasio-Cortez, 29 anni, proveniente dall’ala sinistra del Partito democratico ed eletta con il 75 per cento dei voti a New York. O Sharice Davids, prima nativa americana, omosessuale, eletta in Kansas. O ancora Ilhan Omar, la profuga somala diventata una delle prime donne musulmane a essere eletta negli Stati Uniti. O Rebecca Sherrill, ex pilota di elicotteri dell’aeronautica.

Questa diversità di genere, origini etniche, orientamenti sessuali e generazione ha scosso la famosa “suburbia”, i quartieri residenziali delle città che rappresentano il nucleo della società americana. Il messaggio di unità nella diversità dell’America si è scontrato con la retorica di Trump, basata sulla paura e sulla divisione. E ha vinto.

Di sicuro la campagna elettorale per le elezioni del 2020 si annuncia infuocata

I repubblicani hanno limitato i danni, conservando il controllo del senato (come previsto) ma anche ottenendo vittorie significative contro alcuni astri nascenti del Partito democratico, soprattutto nel voto per i governatori in Florida e in Texas, due stati cruciali che rischiavano di passare ai democratici.

Questa capacità dei repubblicani e di Trump di conservare le loro roccaforti può far pensare al presidente di non aver perso del tutto i favori della popolazione.

Resta da capire se Trump sarà in grado di portare avanti il suo programma con una camera democratica che promette di ostacolarlo in ogni modo. Di sicuro la campagna elettorale per le elezioni presidenziali del 2020 si annuncia infuocata.

Da domani, sulla scena mondiale, si presenterà un Trump indebolito, lontano dal leader arrogante dei primi due anni. Da Parigi a Pechino, passando per Teheran, nessuno è indifferente a questo cambiamento.

A tutti quelli che si preoccupavano per la concentrazione di poteri negli Stati Uniti, gli elettori americani hanno comunque impartito una bella lezione di democrazia.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it