19 novembre 2018 11:22

A chi si rivolgeva domenica 18 novembre il presidente Emmanuel Macron tornando a chiedere un’Europa più forte e più sovrana? Di sicuro non ai francesi, che dopo un fine settimana di proteste avevano la testa altrove. Macron ha parlato a Berlino, ma non è detto che i tedeschi siano particolarmente ricettivi a questo tipo di discorso, intaccato dalle immagini della protesta dei “gilet gialli” che hanno conquistato le prime pagine dei giornali anche in Germania.

In tempi normali, la presenza del presidente francese alla “giornata di lutto nazionale” tedesca dedicata alle vittime di tutte le guerre avrebbe avuto una dimensione simbolica molto forte, soprattutto a una settimana dalle celebrazioni per la ricorrenza della fine della prima guerra mondiale, che si erano svolte l’11 novembre a Parigi alla presenza della cancelliera Angela Merkel.

Questa indifferenza relativa e la distanza enorme tra il sogno europeo e le proteste di piazza francesi dimostrano che la riconciliazione franco-tedesca e la pace non possono più essere il principale motore del progetto europeo. Sono grandi risultati di cui godiamo da settant’anni, ma questo non basta per costruire la prossima tappa.

In un grande discorso tenuto davanti al Bundestag, il parlamento tedesco, Macron ha nuovamente perorato la causa di un’Europa potenza, nel contesto del solco sempre più profondo che si è aperto con l’America di Donald Trump ma anche di un mondo che rischia di “scivolare nel caos”, una frase che assume ben altro significato accanto alle immagini delle proteste in Francia.

La grande ambizione di Macron si è scontrata con la realtà europea attuale, segnata da un’ascesa dei nazionalismi

In poco più di un anno, Macron ha pronunciato diversi grandi discorsi sull’Europa, tra cui quello alla Sorbona che conteneva una serie di proposte.

In certi ambiti, come quello della difesa, sono stati fatti passi avanti, ma la grande ambizione di Macron si è scontrata con la realtà europea attuale, segnata da un’ascesa dei nazionalismi che ha trasformato l’Europa nel capro espiatorio di tutti i mali, dalla globalizzazione ai fallimenti politici nazionali.

Domenica un caricaturista tedesco, Heiko Sakurai ha disegnato Angela Merkel con una gamba rotta mentre accoglie Emmanuel Macron, gallo spennacchiato a causa dell’impopolarità, con il titolo “la forza motrice dell’Europa”. A Parigi come a Berlino, il potere politico non se la passa benissimo.

Con il suo discorso, Macron ha voluto mostrare ottimismo sottolineando che da qui alle elezioni europee di maggio si potrà fare molto. Ma è ragionevole dubitarne, considerando la prudenza che si respira a Berlino in piena successione di Angela Merkel alla guida della Cdu e l’assenza di un consenso sulle prossime tappe.

L’immagine offerta dall’intesa franco-tedesca a Berlino è un segnale incoraggiante in un mondo in crisi, ma ci vorrà una grande volontà politica (che al momento potrebbe non esistere) per rilanciare la macchina europea e soprattutto convincere l’opinione pubblica.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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