06 dicembre 2018 11:56

In piena crisi dei gilet gialli, una voce assurda ha invaso i social network francesi, condivisa migliaia di volte: il 10 dicembre il presidente Emmanuel Macron si preparerebbe a “vendere” la Francia all’Onu firmando a Marrakech il patto sulle migrazioni proposto dalle Nazioni Unite (Global compact for safe, orderly and regular migration). “Macron approfitta della crisi sociale per venderci, dobbiamo fare il possibile per impedirgli di partire”, si legge in uno dei messaggi più diffusi.

Altri sono ancora più precisi e chiedono di deporre Macron prima del 10 dicembre, perché da qual momento si assisterebbe alla schiavizzazione della Francia o addirittura alla “grande sostituzione”, il fantasma di un’ondata di migranti che prenderebbero il posto dei francesi.

I provocatori che fanno circolare questo messaggio sanno benissimo di rivolgersi a una parte dell’opinione pubblica che non ha più alcuna fiducia nei mezzi d’informazione ed è incline a credere a tutto ciò che legge sui social network. Nel clima di sfiducia attuale niente funziona di più delle rivelazioni su “quello che ci nascondono” in merito all’immigrazione. Il successo è garantito.

Cosa prevede questo patto? Forse sarebbe meglio partire da cosa non prevede: il patto non impone assolutamente nulla. I messaggi allarmisti distorcono palesemente il testo. Tanto per cominciare, non dicono che l’accordo, nero su bianco, “stabilisce un quadro di cooperazione giuridicamente non vincolante”. Avete capito bene, “non vincolante”. Tre righe più in basso si precisa che il patto “rispetta la sovranità degli stati”. In altre parole si tratta solo di raccomandazioni che gli stati sono liberi di seguire o ignorare.

I punti e il senso dell’accordo
Il testo afferma inoltre “il diritto sovrano degli stati a definire le loro politiche migratorie nazionali”, con una chiarezza che avrebbe dovuto evitare qualsiasi polemica.

Il patto, negoziato nel corso di due anni, parte dal principio secondo cui il fenomeno migratorio durerà nel tempo, e fissa 23 obiettivi che vanno dalla lotta contro i fattori “che spingono le persone a lasciare il loro paese d’origine” all’azione “contro il traffico di migranti”, passando per la richiesta di “fornire ai migranti e alle società i mezzi per integrare gli stranieri”.

L’accordo non prevede alcun nuovo diritto. L’idea di fondo è quella di umanizzare un fenomeno che oggi è accompagnato da una forte disumanizzazione, senza però incoraggiarlo.

La perdita di fiducia nei mezzi d’informazione tradizionali comporta conseguenze gravi

Da tempo sappiamo che l’immigrazione è un tema delicatissimo, e la critica del patto è partita dai paesi più ostili ai migranti: quelli dell’Europa centrale, gli Stati Uniti di Trump, Israele, l’Australia. In Belgio il patto ha provocato addirittura una crisi di governo a causa del rifiuto dei partiti fiamminghi di sostenere la firma del testo lunedì a Marrakech.

In Francia ritroviamo i soliti nemici dell’immigrazione, a destra e all’estrema destra.

Niente di nuovo, ma il contesto dei gilet gialli rende la vicenda esplosiva. La perdita di fiducia nei mezzi d’informazione tradizionali comporta conseguenze gravi, perché l’alternativa sono le manipolazioni dell’informazione che fioriscono impunemente sui social network.

La cosa migliore, a questo punto, e farsi un’opinione propria: ecco il link al testo completo del patto. Leggetelo e sarete rassicurati. Il prossimo 10 dicembre, a Marrakech, nessun paese venderà se stesso.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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