29 settembre 2020 09:47

La diplomazia non è una scienza esatta, e il presidente francese Emmanuel Macron lo constata ogni giorno. È accaduto il 27 settembre, quando Macron ha denunciato l’impasse in cui si trova la sua iniziativa in Libano. E accadrà di nuovo il 29 settembre, quando il presidente cercherà di trarre le conclusioni del suo dialogo politico con Vladimir Putin, che si è interrotto prematuramente.

La visita del 28 e 29 settembre in Lituania ed Estonia, due paesi dell’Unione europea nonché ex repubbliche sovietiche, permetterà a Macron di chiarire la sua posizione rispetto alla Russia. Nel 2019, il presidente francese aveva sorpreso tutti ricevendo Putin nella sua residenza estiva di Fort de Brégançon, difendendo l’idea di una ripresa del dialogo con il padrone del Cremlino nonostante l’assenza di qualsiasi progresso nei contenziosi con la Russia.

Un anno dopo la situazione è cambiata, a causa degli eventi in Bielorussia e dell’avvelenamento dell’oppositore russo Navalnyj con il Novichok, un’arma chimica che porta la firma dello stato russo. Macron ha risposto operando una svolta diplomatica, senza però interrompere il dialogo con Putin.

Un gesto ingenuo
A proposito della Bielorussia, la Francia ha annunciato che non riconosce l’elezione di Aleksandr Lukašenko alla presidenza del paese, mentre Mosca garantisce un sostegno vitale al dittatore. Lukašenko ha prestato giuramento in segreto, mentre ogni domenica (da oltre due mesi) decine di migliaia di persone sfidano la repressione per protestare nelle strade del paese.

La posizione netta della Francia era una condizione indispensabile per il viaggio di Macron in Lituania, diventata la base dell’opposizione contro Lukašenko. La Lituania ha fatto parte dei paesi che non hanno capito l’apertura di Macron verso Putin. Per Vilnius si è trattato, nel migliore dei casi, di un gesto ingenuo.

Macron resta convinto che l’Europa non abbia nulla da guadagnare chiudendo le porte alla Russia

Al contempo, però, trecento soldati francesi sono di stanza in Lituania nel quadro della Nato, e il 28 settembre il ministro degli esteri lituano ha espresso sulle pagine di Le Monde la sua “riconoscenza” per un sostegno “visibile e tangibile” che contribuisce alla stabilità della frontiera orientale dell’Unione europea.

Emmanuel Macron ha condannato anche il tentato omicidio di Navalnyj, chiedendo spiegazioni durante una conversazione telefonica con Putin. Il presidente russo di sicuro non ha convinto nessuno quando ha insinuato che Aleksej Navalnyj possa essersi avvelenato da solo.

Eppure il dialogo con Putin continua. Anche se Macron non si aspetta più alcun risultato a breve termine, resta convinto che l’Europa non abbia nulla da guadagnare chiudendo le porte alla Russia e spingendola ulteriormente tra le braccia della Cina.

In questo Macron è sostenuto dalla principale figura simbolica dell’opposizione bielorussa, Svetlana Tikhanovskaya, che ha chiesto al presidente di essere “il mediatore di cui abbiamo bisogno” per risolvere la crisi bielorussa. “Macron potrebbe essere capace di influenzare Putin, con cui ha buoni rapporti”, ha aggiunto Tikhanovskaya.

Il contesto internazionale rende piuttosto improbabile questo senario, ma Macron continua a mantenere un approccio conciliatorio rispetto alle questioni che riguardano l’Europa: difendere la Lituania o Navalnyj dal potere russo e allo stesso tempo dialogare con la Russia. Una linea piuttosto “degaulliana”, a patto però di non scadere nell’ambiguità diplomatica, soprattutto con gli alleati europei.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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