15 dicembre 2020 09:53

La sera del 14 dicembre negli Stati Uniti e in buona parte del mondo è stato tirato un profondo sospiro di sollievo. Tutti quelli che osservavano con preoccupazione la guerra legale, politica e psicologica scatenata da Donald Trump per privare il suo rivale democratico della vittoria sono stati rassicurati vedendo che il voto dei grandi elettori americani si è svolto senza alcun incidente. Come previsto, Joe Biden è stato confermato 46º presidente degli Stati Uniti.

Nelle ultime settimane il resto del mondo, a prescindere dall’orientamento politico, è rimasto in silenzio a osservare questi strascichi post-elettorali, domandandosi se le istituzioni degli Stati Uniti avrebbero retto alla deriva di un presidente avvinghiato al potere malgrado il fallimento di tutti i suoi ricorsi.

Giorno dopo giorno, la risposta è arrivata proprio dalle istituzioni: dai giudici dei tribunali locali, dalla corte suprema (malgrado le pressioni di Trump per modificarne l’equilibrio), dai funzionari eletti negli stati chiave e infine, nella giornata del 14 dicembre, dai grandi elettori. Trump continua a non accettare la sconfitta, ma le sue opzioni legali sono ormai limitate.

Davvero la democrazia statunitense era minacciata? La domanda può sembrare bizzarra in un paese come gli Stati Uniti. Eppure è difficile non accorgersi di quanto il comportamento di Trump sia antidemocratico.

Sembra contraddittorio ma la democrazia americana esce indebolita e rafforzata allo stesso tempo da questa prova

In un libro pubblicato nel 2019 e intitolato Come sfasciare un paese in sette mosse: la via che porta dal populismo alla dittatura, la giornalista turca Ece Temelkuran ha descritto le “tappe percorse dal leader populista per trasformarsi da personaggio ridicolo in autocrate spaventoso”.

Temelkuran ha preso naturalmente spunto dalla sua esperienza con il regime di Recep Tayyip Erdoğan in Turchia, che l’ha costretta all’esilio, ma fornisce un ritratto universale, come abbiamo potuto verificare a tutte le latitudini, compresa l’Europa.
Ciò che distingue gli Stati Uniti da tutti i paesi caduti in quello che ormai è chiamato “illiberalismo” è la solidità delle loro istituzioni. Sono le istituzioni ad aver permesso al paese di sopravvivere a quattro anni disfunzionali e di mettere in atto una transizione che, per quanto caotica, ha seguito alla lettera le regole sancite dalla costituzione.

Anche se può sembrare contraddittorio, la democrazia americana esce indebolita e contemporaneamente rafforzata da questa prova. Indebolita per l’atteggiamento di un presidente che continua a sostenere, senza alcuna prova, che si siano verificati brogli massicci durante le elezioni, e rafforzata perché ha rispettato la legge a ogni tappa, anche se molti elettori repubblicani non lo accettano. Sarà questa la sfida principale di Biden, accusato da Trump di essere un presidente illegittimo e a cui spetterà il compito di governare su un paese diviso.

Biden ha annunciato che nel 2021 gli Stati Uniti ospiteranno un vertice mondiale della democrazia, in un momento in cui questa è sulla difensiva un po’ ovunque. L’esempio degli Stati Uniti dimostra che la democrazia non va mai data per scontata. È una lezione su cui riflettere.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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