10 gennaio 2022 10:10

Nel 1989, poco dopo la caduta del muro di Berlino, un portavoce dell’Unione Sovietica compose una rima parlando del vertice tra George Bush e Michail Gorbaciov che si sarebbe svolto a Malta per seppellire la guerra fredda: “Da Jalta a Malta”. Jalta è stata la sede del vertice tra Stalin, Roosevelt e Churchill nel febbraio del 1945, quando secondo l’opinione comune fu ridisegnata la mappa dell’Europa del dopoguerra. La storia è più complicata, ma la leggenda è dura a morire.

Forse bisognerà riprendere quella formula a proposito dell’incontro tra russi e statunitensi che si tiene il 10 gennaio a Ginevra. La strofa diventa “Da Jalta a Malta e a Ginevra”. Ma il timore è quello di un ritorno alla casella di partenza in cui il destino dell’Europa si decide senza gli europei.

L’ombra di Yalta e della sua mitologia aleggia sull’incontro del 10 gennaio, che arriva in uno dei momenti più tesi degli ultimi trent’anni sul territorio europeo. Sullo sfondo ci sono i centomila soldati russi che minacciano l’Ucraina da tre lati e la pretesa di Putin di ricevere “garanzie di sicurezza”.

Attirare l’attenzione
Perché gli europei sono assenti? Vladimir Putin punta tutto sui rapporti di forza, e ammassando soldati come se si preparasse a invadere l’Ucraina ha attirato l’attenzione di Washington. Il suo obiettivo è chiaramente quello di rientrare nel club delle superpotenze e negoziare da pari a pari.

Da questo punto di vita Putin ha ottenuto ciò che voleva, perché gli Stati Uniti hanno accettato l’incontro bilaterale lasciando in disparte gli europei. I 27 sono frustrati e preoccupati, ma bisogna comunque ricordare che quando Francia e Germania, durante un vertice europeo del giugno scorso, hanno proposto un incontro con Putin per discutere i problemi attuali, sono andate a sbattere contro un rifiuto da parte della maggioranza degli altri paesi dell’Ue. Difficile restare nella partita quando ci si rifiuta di giocarla.

Gli europei evidentemente non hanno più un peso sui rapporti di forza che Putin vorrebbe stabilire

Gli europei hanno moltiplicato le concertazioni – tra loro, con l’Ucraina e con la diplomazia statunitense – per evitare di trovarsi in una situazione in cui gli Stati Uniti possano fare concessioni sulla loro pelle.

Esiste davvero questo rischio? Non ne sono convinto, perché gli Stati Uniti non hanno interesse a cedere alle pressioni di Putin. I due progetti di trattati presentati dal presidente russo, che sancirebbero il riconoscimento di una “zona d’influenza” russa sui paesi vicini (Ucraina compresa), sono inaccettabili per Washington.

Gli europei, in ogni caso, torneranno subito a essere coinvolti, perché il vertice russo-americano sarà seguito da una riunione tra la Russia e la Nato e da un’altra tra la Russia e l’Osce, l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa. In entrambi i casi gli europei saranno presenti di diritto.

Tuttavia il simbolismo dell’incontro di Ginevra è allarmante per gli europei, che evidentemente non hanno più un peso sui rapporti di forza che Putin vorrebbe stabilire. L’Europa non ha altra scelta se non quella di appoggiarsi all’attuale amministrazione statunitense, a prescindere dalle sue debolezze.

Questo sarà il tema centrale in discussione a metà settimana a Brest, nell’ovest della Francia, dove la presidenza francese del Consiglio dell’Unione europea riunirà i ministri degli esteri e della difesa dei 27. Brest, di sicuro, non fa rima con Jalta.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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