14 giugno 2022 09:55

L’ora del riorientamento è scoccata. Il 14 giugno Emmanuel Macron parte per la Romania, da cui poi raggiungerà la Moldova in un viaggio di due giorni profondamente influenzato dalla guerra in Ucraina. Per il presidente francese sarà l’occasione per chiarire la propria posizione, che ha sollevato forti dubbi in tutto il continente.

Una breve frase pronunciata alcune settimane fa – “non bisogna umiliare la Russia” – ha suscitato pesanti critiche nell’est Europa, a cominciare dall’incomprensione da parte dell’Ucraina. Come si fa a preoccuparsi di non umiliare l’aggressore quando l’aggredito perde tra i cento e i duecento uomini al giorno, quando quotidianamente sono scoperti crimini di guerra e quando, soprattutto, Vladimir Putin si paragona a Pietro il grande e alle sue guerre con la Svezia, senza mostrare alcuna volontà di mettere fine al conflitto attuale?

La svolta è stata accennata al palazzo dell’Eliseo, sede della presidenza francese, dove un discorso privo di qualsiasi ambiguità sul sostegno nei confronti di una “vittoria ucraina” ha finalmente corretto il tiro. Il viaggio in Europa orientale dovrebbe andare nella stessa direzione.

Dubbi paradossali
Visitando il “fianco est” dell’Europa Macron vuole rispondere a quelli che hanno sfruttato la sua frase sull‘“umiliazione” come pretesto per dubitare del sostegno francese nei confronti dell’Ucraina.

In Romania il presidente visiterà le truppe francesi di stanza nel paese affacciato sul mar Nero, 500 soldati dotati di apparecchiature di guerra. I soldati francesi sono stati inviati nel quadro delle misure adottate dalla Nato per rassicurare i paesi della regione.

Un viaggio di Macron a Kiev, da solo o in compagnia di leader tedeschi o italiani, è diventato necessario per serrare i ranghi europei

Questo è il paradosso dei dubbi sull’impegno francese: truppe francesi sono presenti in Romania ed Estonia, mentre i cannoni Caesar consegnati all’Ucraina sono passati all’azione sul fronte del Donbass. Inoltre Parigi ha manifestato più di una volta il proprio sostegno politico a Kiev.

Eppure la ricerca di un dialogo senza effetti con Putin e la speranza di gestire la Russia sono valsi a Macron l’accusa di replicare l’atteggiamento alla conferenza di Monaco del 1938. I riferimenti storici emergono con grande facilità.

In Romania, paese della Nato e dell’Unione europea, ma anche in Moldova, ex repubblica sovietica candidata all’adesione, Macron vuole offrire rassicurazioni sull’impegno di Parigi. Ne va del ruolo e dell’influenza della Francia nell’Europa del dopo Ucraina, perché l’Eliseo è convinto che ciò che accade in questo conflitto sia determinante.

I dubbi sono stati particolarmente forti considerando il fatto che Macron non ha ancora visitato Kiev dopo l’inizio della guerra, contrariamente ad altri europei. Questo viaggio, da solo o in compagnia di leader tedeschi o italiani, è diventato necessario per serrare i ranghi europei alla vigilia di scadenze decisive.

L’Unione dovrà infatti pronunciarsi sulla candidatura dell’Ucraina, e i 27 non sono tutti sulla stessa lunghezza d’onda. La Commissione europea dovrà esprimere il suo parere alla fine della settimana, mentre il prossimo consiglio europeo si pronuncerà alla fine dei giugno.

Stiamo vivendo un momento importante in cui la guerra in Ucraina si annuncia molto lunga. La Francia e l’Europa devono dimostrarsi all’altezza della posta in gioco.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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