Una delle conseguenze dell’invasione russa dell’Ucraina è quella di aver evidenziato il divario di percezioni tra l’occidente e il resto del mondo, il “sud globale” come alcuni lo chiamano. Sei mesi dopo lo scoppio del conflitto, pur in un momento in cui l’aumento dei prezzi dell’energia o i problemi nell’accesso ai cereali riguardano il mondo intero, il fossato resta immutato.

È quello che dimostra un sondaggio condotto tra oltre 21mila persone di 22 paesi, in tutti i continenti. Gestito dalla fondazione Open society, il sondaggio rivela la difficoltà degli occidentali nel far accettare la propria lettura del conflitto in paesi come l’India o il Senegal, che non sono certo ostili a priori.

Il divario è apparso palese quando i ricercatori hanno chiesto se la Russia sia giustificata nel suo desiderio di “esercitare una maggiore influenza” sul vicino ucraino: il 56 per cento degli indiani ha risposto sì, come il 54 per cento dei nigeriani. Di contro, il 78 per cento dei britannici e il 58 per cento dei francesi e degli statunitensi ha risposto no.

I dividendi degli aiuti
La prima conclusione è immediata: queste divisioni indeboliscono la causa dell’Ucraina, permettendo a Vladimir Putin di affermare, come ha fatto nuovamente l’8 settembre, che è “impossibile isolare la Russia”. La dichiarazione non è priva di fondamento, perché la Russia può contare sull’appoggio della Cina e sulla neutralità benevola di una parte del “sud globale”.

Il Sudafrica, per esempio, è particolarmente comprensivo nei confronti della Russia, anche considerando che durante la lotta contro l’apartheid è stata l’Unione Sovietica ad aiutare l’African national congress di Nelson Mandela, non l’occidente. Putin oggi incassa i dividendi di quegli aiuti.

Un cittadino di un paese del sud può legittimamente pensare a quando lo stesso diritto è stato violato nell’indifferenza generale

Dal sondaggio, più che un’adesione alle tesi russe emerge un sentimento di sfida nei confronti di un occidente che per troppo tempo ha mantenuto un atteggiamento egemonico. Lo dimostra il fatto che alla domanda “è giusto che la Russia si ritiri dal territorio ucraino per garantire la pace” la maggioranza degli intervistati sparsi per il mondo ha risposto sì.

Nessuno vuole vedere scomparire uno stato sovrano o riconoscere i risultati di una conquista militare. D’altronde sarebbe un precedente pericoloso.

L’occidente può ribaltare questa percezione? È difficile, perché parliamo di un’immagine creata nel corso dei decenni che non si può cambiare con semplici proclami. Quando l’occidente si giustifica con il diritto internazionale per difendere l’Ucraina, un qualsiasi cittadino di un paese del sud può pensare legittimamente a diverse situazioni in cui lo stesso diritto è stato violato nell’indifferenza generale.

Lo studio è significativo anche in merito allo stato dell’opinione pubblica mondiale a proposito dei problemi globali. In questo senso emerge una constatazione di fallimento, perché su tutti gli argomenti, dal clima alle disuguaglianze fino al costo della vita, solo una minoranza ritiene che la risposta collettiva sia adeguata. La battaglia contro il covid è l’unica attività che può contare su un 52 per cento di approvazione collettiva.

Infine, quando si chiede ai cittadini del mondo se il loro paese vada nella giusta direzione, gli europei sono i più pessimisti. Un’eccezione notevole è quella dell’Ucraina. Avete capito bene, proprio l’Ucraina in guerra, dove il 62 per cento degli intervistati è convinto che il paese stia seguendo il cammino corretto. È una lezione di coraggio che merita rispetto.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it