16 settembre 2022 10:41

I sondaggi lo avevano annunciato, ma il risultato è comunque sconvolgente: i Democratici svedesi (non proprio degni di questo nome), formazione di estrema destra erede di un gruppo neonazista, si sono affermati come secondo partito alle elezioni legislative dietro il Partito socialdemocratico, che per molti anni ha mantenuto un’egemonia sulla politica svedese.

La prima ministra uscente, Magdalena Andersson, ha riconosciuto la sconfitta aprendo la strada a una maggioranza composta da destra ed estrema destra, i cui contorni restano ancora da definire. L’ascesa dell’estrema destra, passata dal 5 al 20,6 per cento dei voti in appena dodici anni, solleva evidentemente pesanti interrogativi in un paese dalla forte tradizione socialdemocratica.

Tra nove giorni si terrà un’altra votazione cruciale nell’Unione europea, che potrebbe essere vinta dalla destra e dall’estrema destra: parliamo delle elezioni in Italia, dove Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, formazione di ispirazione neofascista, potrebbe diventare la prossima presidente del consiglio. Anche in questo caso Meloni è passata in pochi anni dai margini al centro dello scacchiere politico.

Svezia e Italia a confronto
Nello spazio di pochi giorni, dunque, due grandi paesi dell’Unione europea – uno situato a nord, l’altro a sud – fanno pendere la bilancia verso destra.

Ogni stato presenta un contesto storico peculiare. In Italia, per esempio, il partito di Meloni è stato l’unico a non fare parte della grande coalizione a sostegno di Mario Draghi, l’ex governatore della Banca centrale europea. Oggi Meloni raccoglie i frutti di questa presa di distanza dal resto della classe politica, anche se il governo Draghi è stato tutt’altro che indegno.

Ancora una volta, come nel 2019, i partiti di estrema destra cercheranno di rafforzarsi per far cambiare rotta all’Unione

In Svezia l’estrema destra ha invece sfruttato un’ondata di criminalità associandola a una forte immigrazione.

Su scala europea il fenomeno non è nuovo. Già in passato diversi partiti di estrema destra hanno fatto parte dei governi europei, come in Austria o proprio in Italia, con la Lega di Matteo Salvini. L’Europa finora è sopravvissuta, ma il contesto attuale è diverso dal passato, tra covid, conseguenze della guerra in Ucraina e prezzi dell’energia in forte aumento.

È possibile che questi risultati nazionali abbiano un impatto a livello europeo? È una domanda fondamentale in un momento in cui l’Europa è impegnata a sostenere l’Ucraina e accelera la propria integrazione. Il 15 settembre Laurence Boone, segretaria di stato francese per l’Europa, ha manifestato ai microfoni della radio pubblica France Inter la sua “preoccupazione” davanti all’avanzata dell’estrema destra.

In tutto questo bisogna ricordare che il 15 settembre, al parlamento europeo, è stato approvato a larga maggioranza un rapporto che definisce l’Ungheria di Viktor Orbán un “regime ibrido di autocrazia elettorale”. Il documento è solo indicativo, ma illustra i rapporti tesi tra Budapest e Bruxelles su temi legati allo stato di diritto.

Questa situazione è abbastanza inquietante da spingere Boone in Francia ad avere tra le sue priorità la preparazione per le elezioni europee della primavera 2024, tra appena 18 mesi. Ancora una volta, come nel 2019, i partiti di estrema destra cercheranno di rafforzarsi per far cambiare rotta all’Unione.

Le elezioni in Svezia e Italia non bastano a far barcollare il continente, ma annunciano battaglie future. Il contesto della guerra russa in Ucraina non fa che esacerbare le tensioni.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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