06 dicembre 2022 09:18

Prima di tutto voglio assicuravi che sono io a scrivere questo articolo. Capirete presto il perché di questa precisazione.

Da una settimana il settore della tecnologia è in fermento a causa di un programma di intelligenza artificiale che risponde al nome di ChatGpt-3. Più di un milione di persone in tutto il mondo l’ha già sperimentato, restando a bocca aperta.

Il software, sviluppato dall’azienda californiana Openai, è capace di redigere in pochi secondi testi in diverse lingue e su qualsiasi argomento, dai più seri ai più faceti. I primi sperimentatori non si sono certo risparmiati. Il programma si adatta al contesto ed è capace di rispondere a tutte le domande, compresa la fatidica “qual è il senso della vita?”.

Dati vertiginosi
Un mio amico ha sottoposto a ChatGpt-3 l’argomento di un mio articolo della settimana scorsa, e il risultato è stato sconcertante: il testo prodotto contiene informazioni, qualcosa che somiglia a un ragionamento e perfino una prudenza analitica maggiore della mia. Manca solo un punto di vista, e questo fortunatamente mi lascia un piccolo vantaggio qualitativo, trattandosi di un editoriale.

Da anni si parla di intelligenza artificiale, e le applicazioni di questa scienza non sono sempre percepibili dal grande pubblico. Ora i progressi in questo campo dovrebbero cambiare radicalmente la situazione.

Oggi Openai ha uno statuto particolare: è un’azienda “a scopo di lucro limitato”

Secondo gli specialisti la potenza e la qualità delle espressioni di ChatGpt-3 non hanno precedenti. Intanto è già stata annunciata una quarta versione in arrivo l’anno prossimo, 500 volte più potente. Sono dati vertiginosi. Questo sviluppo avrà inevitabilmente un impatto su tutti gli aspetti della nostra vita e del nostro lavoro.

Ma si tratta anche di una questione politica e perfino geopolitica. Qualche anno fa un leader politico profetizzava che “chi controllerà l’intelligenza artificiale controllerà il mondo”. Quel leader era Vladimir Putin. Il problema, per lui, è che la partita si gioca sostanzialmente tra statunitensi e cinesi, mentre l’Europa può contare su alcuni talenti ma non su una potenza di fuoco sufficiente.

Chi c’è dietro il nuovo balzo in avanti? Di sicuro non vi sorprenderò citando il nome di Elon Musk, il padrone della Tesla e di Twitter che è stato tra i primi sostenitori finanziari della Openai, produttrice di ChatGpt-3. Musk, però, non è più coinvolto nel progetto. Oggi la Openai ha uno statuto particolare: è un’azienda “a scopo di lucro limitato”, dunque il suo obiettivo è sviluppare un’intelligenza artificiale che possa portare benefici a tutta l’umanità.

È una bella ambizione, ma i giochi di potenza e di potere non sono mai troppo lontani. La storia di internet, dai debutti idealisti alle manipolazioni di oggi, ne è un buon esempio. Elon Musk è talmente convinto che l’intelligenza artificiale supererà noi esseri umani che ha investito nella ricerca sui microchip da impiantare nel cervello umano per permetterci di continuare a dialogare con le macchine. E ha promesso di impiantarsene uno.

Per il momento ChatGpt-3 diverte i tecnofili, ma è arrivato il momento che l’intelligenza artificiale diventi un argomento di dibattito pubblico e un tema politico. Tanto prima o poi dovremo farci i conti, in un modo o nell’altro.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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