15 dicembre 2022 10:24

Da circa dieci mesi, a ogni tappa del conflitto ucraino, si ripresenta lo stesso scenario. Gli occidentali esitano all’idea di consegnare all’Ucraina le armi che darebbero a Kiev un vantaggio, per paura di spingersi troppo oltre nei confronti della Russia. Ma alla fine, dopo aver valutato i rischi, decidono di procedere.

È quello che è accaduto con la difesa antiaerea, che l’Ucraina ha bisogno di rafforzare davanti agli attacchi di missili e droni russi sulle città e le infrastrutture del paese.

Gli Stati Uniti daranno il via libera alla consegna di batterie di missili Patriot, l’equipaggiamento di difesa aerea più efficace. Finora Washington aveva titubato perché la Russia considerava i Patriot come una linea rossa da non varcare.

Squilibrio crescente
Il 30 novembre l’ex presidente russo Dmitri Medvedev aveva dichiarato che la Nato sarebbe diventata un “obiettivo legittimo” – parole sue – in caso di consegna dei Patriot. Gli Stati Uniti hanno deciso di ignorare la minaccia.

Esiste un disequilibrio crescente tra gli armamenti di cui dispone l’Ucraina e quelli in dotazione alla Russia. È paradossale, perché all’inizio del conflitto la superpotenza dotata di un esercito moderno era la Russia, non l’Ucraina.

Ma gli alleati occidentali di Kiev hanno fornito, passo dopo passo, armi sempre più sofisticate: l’artiglieria a lunga gittata, i lanciamissili che consentono di colpire con precisione dietro le linee russe, le prime armi di difesa aerea e ora i Patriot, che una volta installati potrebbero creare una cupola protettiva sulle città ucraine.

La Russia non ha accesso a questo genere di armi perfezionate. La Cina non le fornisce, perché contengono componenti statunitensi e questo esporrebbe Pechino a sanzioni. Mosca dipende dunque dai droni iraniani, poco sofisticati, e dai propri missili appartenenti a un’altra generazione.

La guerra delle città lanciata da Vladimir Putin due mesi fa, all’indomani dell’esplosione del ponte di Kerč che collega la Crimea alla Russia, ha fatto male all’Ucraina, creando un’insicurezza permanente ma, soprattutto, distruggendo infrastrutture e lasciando milioni di ucraini al buio e al freddo.

Da due mesi Volodymyr Zelenskyj chiede agli alleati uno “scudo aereo”, che ora sta per arrivare. Il 14 dicembre la difesa antiaerea ha dichiarato di aver abbattuto tutti e 13 i missili lanciati contro la capitale.

Con i Patriot l’Ucraina rinforzerebbe considerevolmente la difesa delle sue città, ma servirà tempo per installare questi apparecchi sofisticati e formare il personale che dovrà azionarli. Nell’attesa, Kiev può contare su altri strumenti, tra cui le batterie franco-italiane Samp/T a media gittata. Ma anche in questo caso c’è un problema: esistono solo pochi pezzi disponibili. È l’eterno rompicapo delle scorte.

In ogni caso l’Ucraina sa che tra il sostegno logistico e finanziario promesso all’inizio della settimana in occasione della conferenza di Parigi e il fatto che gli alleati hanno compiuto un ulteriore passo nella consegna di armi, il paese può sperare di superare l’inverno. L’unica incognita riguarda la risposta russa davanti alla nuova situazione.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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