12 gennaio 2023 10:05

Raramente la distanza tra l’informazione ufficiale e la realtà è stata così grande. Il notiziario serale cinese comincia ogni sera con una lunga sequenza dedicata alle attività dei dirigenti, in ordine gerarchico: il numero uno Xi Jinping partecipa a una riunione economica, Xi pubblica un nuovo libro, e via dicendo. Poi, dopo circa 20 minuti, arriva qualche immagine relativa al covid-19, di sfuggita, per sottolineare che la linea del partito è quella corretta.

Ma nelle conversazioni tra la popolazione le cose vanno in modo molto diverso. Si parla solo del virus, della corsa ai medicinali, degli ospedali affollati con letti piazzati anche all’esterno, delle attese interminabili nei crematori che funzionano a ciclo continuo. E dei morti, il cui numero è sconosciuto perché il governo ha cambiato la definizione delle vittime del covid-19.

Sui social network circola la notizia del decesso di un cantante d’opera, di un professore universitario in pensione o di un anziano artista, ma senza che il virus sia indicato come causa della morte, perché altrimenti ogni comunicazione sarebbe censurata. In ogni caso nessuno ha dubbi.

Un’altra priorità
L’ondata della pandemia si sta abbattendo sulle grandi metropoli cinesi sulla scia dell’improvviso cambiamento di approccio del mese scorso, arrivato dopo tre anni di strategia zero covid. La priorità non è più il virus, ma il rilancio dell’economia in panne.

La diffusione del contagio è impossibile da quantificare, innanzitutto perché in Cina quasi non si effettuano più test. Le strutture per la somministrazione sono state smantellate perché la nuova strategia permissiva le rende inutili, mentre le autorità hanno semplicemente annunciato che a Pechino il picco di contagi è stato superato.

Il governo cinese vuole trasformare il mondo esterno in un capro espiatorio agli occhi dell’opinione pubblica

Inoltre la Cina non fornisce informazioni complete all’Oms, che se ne è apertamente lamentata. Una rara critica dell’istituzione nei confronti di Pechino.

Infine la Cina si prepara a una nuova prova: la prossima settimana ci saranno i festeggiamenti per il nuovo anno cinese, con centinaia di milioni di persone che raggiungeranno le loro famiglie e faranno circolare il virus nelle zone rurali o isolate, dove il sistema sanitario è ancora più fragile rispetto alle città.

Per salvare la faccia, Pechino attacca i suoi detrattori all’estero, a cominciare dai paesi che impongono controlli all’arrivo dei voli provenienti dalla Cina, un’imposizione che Pechino giudica inammissibile.

In settimana la Cina ha interrotto la consegna di visti ai cittadini di Corea del Sud e Giappone, due paesi che effettuano test sui passeggeri in arrivo dalla Cina. La scelta è tanto più sorprendente se consideriamo che le autorità cinesi esigono ancora un tampone molecolare da chiunque voglia entrare sul territorio nazionale.

Questa reazione eccessiva serve soprattutto a trasformare il mondo esterno in un capro espiatorio agli occhi dell’opinione pubblica cinese. In quest’ottica Pechino moltiplica gli avvertimenti contro la variante del covid xbb 1.5 scoperta negli Stati Uniti chiedendosi perché l’Europa non controlli anche i passeggeri provenienti da lì. La risposta a questa domanda, evidentemente, è legata ai vaccini.

A tal proposito l’iniziativa della filiale di Hong Kong di una banca statale cinese fa sognare: la banca promette una dose del vaccino della Pfizer a tutti i clienti che apriranno un conto corrente con un deposito di circa 500mila euro. Il vaccino Pfizer è irreperibile nella Cina continentale, soprattutto perché è statunitense. Ma Pechino non teme contraddizioni, perché il partito ha sempre ragione.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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