18 gennaio 2023 10:03

Cina e India hanno almeno un punto in comune: i due giganti dell’Asia sono gli unici due paesi al mondo ad avere una popolazione che supera il miliardo di abitanti. Ma c’è una differenza: Pechino ha appena annunciato il primo calo demografico dopo sessant’anni di crescita continua, mentre l’India continua a registrare un aumento della popolazione e si prepara a diventare il paese più popoloso al mondo.

Un altro confronto possibile riguarda la crescita economica. Per due decenni la Cina ha trainato la crescita mondiale con numeri impressionanti, ma oggi non è più così. Nel 2022 la crescita cinese è stata di poco superiore al 3 per cento, la metà rispetto all’anno precedente e la metà dell’obiettivo annunciato all’inizio dell’anno.

Di contro l’India presenta dati di crescita molto forti: 8,7 per cento nel 2021, circa il 7 per cento l’anno scorso e un obiettivo superiore al 6 per cento quest’anno.

Redistribuzione mondiale
Davvero l’India ha trovato la formula magica dello sviluppo, mentre la Cina ha perso la sua? La risposta a questa domanda non è solo economica, ma anche geopolitica e legata alla ridistribuzione delle carte su scala mondiale.

Mentre la Cina decollava, negli anni novanta e duemila, l’India era in difficoltà. Oggi l’India si è trasformata al punto tale da attirare investimenti nella tecnologia, nelle energie verdi e anche nelle infrastrutture, in passato punto debole del paese soprattutto se confrontate con l’efficacia cinese.

L’India non ha risolto tutti i suoi problemi, e i suoi progressi restano fragili

Il risultato più spettacolare di questa tendenza è il considerevole calo registrato in India negli ultimi anni nel numero delle persone che vivono al di sotto della soglia di povertà. Il fenomeno dovrebbe durare anche in futuro: secondo gli esperti l’India dovrebbe diventare la terza economia mondiale nel 2027, quando avrà raddoppiato il suo prodotto interno lordo nell’arco di un decennio.

Ma l’India non ha risolto tutti i suoi problemi, e i suoi progressi restano fragili. Parliamo di un paese fortemente burocratizzato e segnato da grandi disuguaglianze strutturali e dispersione del potere, su cui pesano problemi come la siccità o il nazionalismo indù del primo ministro Narendra Modi, che minaccia la vetrina democratica tanto vantata.

La questione non è legata solo alla rivalità storica tra i due giganti, che tra l’altro si sono già fatti la guerra, ma anche all’equilibrio mondiale.

Oggi l’India si presenta come alternativa alla Cina, che dopo aver agito come locomotiva economica per oltre vent’anni patisce le conseguenze delle proprie scelte, sul covid ma anche sull’irrigidimento ideologico di Xi Jinping e sullo scontro latente con gli Stati Uniti.

Il resto del mondo osserva con attenzione. Il presidente francese Emmanuel Macron visiterà entro l’estate sia la Cina sia l’India. Nel primo caso, però, il suo obiettivo sarà quello di salvare un rapporto minacciato dal clima di guerra fredda, mentre in India la Francia vende aerei Rafael e sottomarini sviluppando un’alleanza commerciale solida.

Il futuro non è già scritto. L’India riuscirà a confermare gli ingredienti della sua crescita attuale? La Cina si tirerà fuori dalla tempesta di tensioni in cui si ritrova? Buona parte del mondo del futuro dipenderà dalla risposta a queste due domande. I dati, oggi, non ci dicono tutto.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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