17 maggio 2023 10:15

Le iniziative di pace per l’Ucraina si moltiplicano, ma non convincono mai del tutto. Un emissario di Pechino è appena stato a Kiev, ha proseguito per Mosca e presto arriverà a Parigi. Poi toccherà all’Africa: una delegazione di sei capi di stato africani dovrebbe visitare prossimamente Kiev e Mosca “per cercare di trovare una soluzione pacifica” al conflitto, come ha promesso il presidente sudafricano Cyril Ramaphosa.

Naturalmente, quando la guerra imperversa, tutte le iniziative di pace sono ben accette. Ma questo non ci impedisce di riflettere sulle motivazioni di ciascuno. Vale per la Cina, che non nasconde una forte intesa ideologica con la Russia di Vladimir Putin, ha aumentato considerevolmente gli acquisti di idrocarburi da Mosca e ha impiegato oltre un anno prima di contattare le autorità ucraine.

Ed è anche il caso del viaggio annunciato da Ramaphosa. Il Sudafrica è infatti al centro di una tempesta diplomatica in merito ai rapporti con Mosca, che sollevano pesanti interrogativi. L’iniziativa di pace sembra quasi una manovra per tirarsi fuori dagli impicci.

Prove precise
Il Sudafrica, che proclama la sua “neutralità” in Ucraina, è accusato dagli Stati Uniti di aver fornito segretamente armi all’aggressore, la Russia. L’ambasciatore statunitense ha portato a sostegno della sua tesi prove precise prodotte dai servizi di informazione di Washington.

Secondo l’ambasciatore, a dicembre dell’anno scorso una nave mercantile russa, la Lady R, avrebbe imbarcato armi e munizioni sudafricane nella base navale di Simon’s Town, vicina a Città del Capo. La nave è sottoposta a sanzioni statunitensi. Il governo di Pretoria è stato colto di sorpresa. Ramaphosa ha annunciato l’apertura di un’inchiesta, come se il tutto potesse essere accaduto a sua insaputa. Circostanza aggravante, nei giorni scorsi il capo dell’esercito sudafricano si trovava a Mosca per rafforzare i legami militari con l’esercito russo. Non esattamente un segno di neutralità.

Il Sudafrica beneficia di clausole economiche preferenziali da parte degli Stati Uniti, eredità della presidenza di Nelson Mandela

Il Sudafrica è uno dei paesi che si sono rifiutati di condannare l’invasione russa e puntano su una “neutralità” piuttosto ambigua. Bisogna risalire alla lotta contro l’apartheid e al sostegno sovietico per comprendere i legami tra l’African national congress (l’Anc, il partito al potere ) e Mosca. Possiamo anche criticare questa lealtà persistente nel caso dell’aggressione russa, ma è innegabile che faccia parte di un fronte che si oppone all’allineamento con l’occidente.

Il punto è che il Sudafrica beneficia di un accesso preferenziale al mercato degli Stati Uniti, eredità della presidenza di Nelson Mandela. Ora Washington lascia intendere che potrebbe cancellarlo se il Sudafrica dovesse allinearsi con la Russia.

La vicenda delle armi è imbarazzante tanto quanto la prospettiva di accogliere nel paese Vladimir Putin in occasione di un vertice dei Brics, il gruppo di paesi emergenti, in programma quest’anno. Putin e il mandato di arresto emesso dalla Corte penale intenzionale rappresentano un rompicapo per il governo sudafricano.

Un’iniziativa di pace in Ucraina sembra la soluzione ideale per far passare la vicenda in secondo piano. Auguriamo buona fortuna ai capi di stato africani, sia a Kiev sia a Mosca, ma ci riserviamo il diritto di mantenere un certo scetticismo.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it