Ormai è diventata un’abitudine: ogni volta che un paese europeo va alle urne, le elezioni sono presentate come decisive per la battaglia tra la democrazia e l’illiberalismo, ma anche per il futuro dell’Ucraina e per quello del continente. È stato sicuramente il caso delle presidenziali romene di due settimane fa, vinte a sorpresa dal candidato liberale. La storia si ripete con il secondo turno delle presidenziali in Polonia, in programma il 1 giugno.

Per quanto ripetitivi, gli allarmi sono assolutamente fondati. Non lo diremo mai abbastanza: in Europa, oggi, la Polonia è un paese che conta. Parliamo dello stato più grande dell’Europa centrale, collocato sul fianco est dell’Unione e al confine con l’Ucraina, di cui rappresenta il cordone ombelicale con l’occidente. Insieme a Parigi, Londra e Berlino, Varsavia fa parte della cosiddetta coalizione dei volenterosi, che sostiene Kiev e stabilisce la strategia rispetto a Putin e Trump. La Polonia è inoltre il paese che spende di più per la difesa, il 5 per cento del Pil.

È quindi evidente che questo voto ha un’importanza enorme, soprattutto considerando che si affrontano due avversari radicalmente diversi: il sindaco liberale di Varsavia Rafał Trzaskowski e il candidato della destra nazionalconservatrice Karol Nawrocki.

Il rapporto con la Russia è l’unico tema su cui i due concordano pienamente. In Polonia, infatti, i due principali partiti politici e l’opinione pubblica condividono una forte ostilità nei confronti di Vladimir Putin. È il peso della storia. Rispetto all’aiuto all’Ucraina, però, la destra si mostra più reticente. L’ambito in cui i programmi dei due candidati sono più distanti è quello delle questioni sociali, come i diritti delle donne o della comunità lgbt+.

Gli ultranazionalisti del partito Legge e giustizia (Pis) godono del sostegno dichiarato dell’amministrazione Trump, che ormai non nasconde più l’intenzione di favorire i partiti populisti e di estrema destra in Europa. Il Pis è fortemente euroscettico e quando è stato al governo, tra il 2015 e il 2023, si è scontrato spesso con Bruxelles.

Dal canto suo, il candidato liberale viene sostenuto dagli amici del presidente del consiglio polacco Donald Tusk a Parigi, Berlino e Bruxelles, preoccupati che una vittoria del candidato nazionalista possa creare in Polonia una coabitazione paralizzante tra un presidente e un primo ministro ai ferri corti, proprio in un momento in cui l’Europa ha bisogno della massima coesione per attraversare una fase storica decisiva.

Il risultato del primo turno è stato ambiguo. Il liberale Trzaskowski ha ottenuto il maggior numero di voti, ma resta il fatto che le formazioni nazionaliste e di estrema destra hanno superato complessivamente il 50 per cento, dunque servirà mobilitare chi si è astenuto al primo turno per fare in modo che il sindaco di Varsavia vinca. Un po’ quello che è successo due settimane fa in Romania, dove il sindaco di Bucarest Nicușor Dan ha colmato il forte svantaggio tra il primo e il secondo turno. Il presidente eletto della Romania ha voluto sostenere personalmente il sindaco di Varsavia, in occasione di un evento politico oceanico (140mila persone) in cui i due leader hanno illustrato la loro causa comune.

In Polonia la battaglia è fatta di informazioni e di immagine. I social network e le fake news hanno un effetto subdolo su un paese polarizzato, in cui le grandi città sono aperte e rivolte verso l’Europa mentre nelle campagne domina un approccio conservatore.

Anche se tutta Europa osserva il voto da una prospettiva geopolitica, in Polonia le elezioni sono percepite come uno scontro di valori, come nella maggior parte dei paesi dell’ex blocco comunista. Il risultato, però, avrà innegabilmente un importante effetto geopolitico.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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