15 maggio 2017 19:00

Giuseppe Culicchia, Essere Nanni Moretti
Mondadori, 249 pagine,17,50 euro

“Mi si nota di più se vengo e me ne sto in disparte o se non vengo per niente ?”. Chi non conosce le parole di Michele Apicella, alias Nanni Moretti (o forse il contrario), nel film Ecce bombo del 1978? Questa domanda è uno dei motivi ricorrenti del nuovo romanzo di Giuseppe Culicchia, Essere Nanni Moretti, una critica feroce del mondo della cultura italiana di oggi.

Il libro prende in giro un po’ tutti, anche il lettore, con tante ripetizioni e un profluvio di parolacce. In qualche modo, questo romanzo stralunato al quale non si può rimanere indifferenti è un Ecce bombo dei nostri tempi. Solo che Michele si chiama Bruno Bruni e il suo sogno è scrivere “il grande romanzo italiano”. Deve però accontentarsi di traduzioni miseramente pagate, odiando sempre di più gli scrittori di successo, Culicchia compreso.

Un giorno decide di farsi crescere la barba ed è allora che succede il miracolo. Lo riconoscono dappertutto: è il sosia, o meglio, è Nanni Moretti. Ormai può vivere con la sua Selvaggia (che in giro si fa chiamare Lilli Gruber) negli alberghi di lusso, ospite di sindaci in cerca di un po’ di gloria per interposta persona. Anche la mostra di Venezia lo invita, all’hotel Danieli. Là ci sono tutti. Forse troppi?

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