01 luglio 2019 16:14

Nelle ultime due settimane a nord di Mosul due contadini sono morti dopo le esplosioni di alcune mine antiuomo lasciate dal gruppo Stato islamico (Is) durante la sua ritirata. Uno dei due stava lavorando al raccolto con suo figlio, rimasto ferito alla testa nel tentativo di aiutare il padre. Sono solo le vittime più recenti delle mine antiuomo in Iraq, ma non saranno le ultime.

Secondo le Nazioni Unite in Iraq sono sepolti circa un milione e 700mila ordigni, la maggior parte dei quali lungo il confine con l’Iran, eredità degli otto anni di guerra tra i due paesi. Anche l’Is ha piazzato mine nel corso della guerra, tra il 2014 e il 2017.

La popolazione dei villaggi a nord di Mosul è stata testimone dell’esplosione di un’altra bomba, detonata a causa delle alte temperature. Gli abitanti del luogo usano metodi molto rudimentali, solo dei rami di albero, per scovare gli ordigni nascosti tra il verde delle foglie e i fiori gialli.

Faisal Abdullah Badr, componente della commissione diritti umani, sostiene che c’è da aspettarsi delle altre vittime, altri morti e invalidi, almeno fino a quando il governo iracheno e le organizzazioni non governative non faranno lo sforzo di mettersi insieme per affrontare questo dramma.

Leggi anche

Guarda

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it