15 febbraio 2021 16:56

Negli ultimi giorni tre città irachene hanno assistito al dispiegarsi di un’intensa presenza delle Saraya al Salam, le Brigate della pace. Centomila uomini della più grande milizia del paese, guidata dal popolare leader religioso Muqtada al Sadr, si sono schierati nelle principali arterie stradali nelle loro uniformi militari e pesantemente armati per prendere il controllo delle due città sante sciite, Kerbala e Najaf, oltre che della capitale Baghdad. Perché? Cos’è successo?, si sono chiesti in molti sui social network.

Finora non ci sono stati commenti da parte del capo delle forze armate governative, il primo ministro Mustafa al Kadhimi. In realtà, la risposta era stata data qualche giorno prima da uno dei leader sadristi, Saleh Mohammed al Iraqi, il quale ha avvertito del pericolo di attentati dei jihadisti del gruppo Stato islamico pianificati nelle città sante. Molti utenti di Twitter hanno domandato: “Cosa fanno le nostre forze di sicurezza ufficiali, dove sono se è in corso una cospirazione tanto pericolosa?”. In una conferenza stampa Al Sadr in persona ha dichiarato: “Abbiamo agito in collaborazione con i leader del paese e per la sicurezza dello stato”.

Elezioni blindate
L’azione ha avuto luogo in un momento particolarmente delicato per i sadristi. La gran parte dei principali partiti ha cominciato a prepararsi per le prossime elezioni legislative, previste per ottobre 2021. Il movimento di Al Sadr si aspetta di uscire vincitore dalle urne, contando di riuscire a ottenere almeno 100 dei 325 seggi totali in parlamento. Con tali numeri il movimento sarebbe in grado da solo di nominare il prossimo primo ministro e l’esecutivo che governeranno per i prossimi quattro anni.

Due sono le sfide principali che potrebbero impedire al movimento sadrista di realizzare i propri obiettivi. Una è la possibilità che le altre milizie e e gli altri partiti possano allearsi in un’unica coalizione avversaria. La seconda arriva dai manifestanti, che hanno additato il gruppo come responsabile dei recenti rapimenti e uccisioni di attivisti nelle città meridionali dell’Iraq.

I sadristi hanno avviato una campagna per blindare la propria vittoria alle elezioni. Uno dei leader del movimento, Hakim al Zamili, in un dibattito televisivo ha affermato: “Se il prossimo primo ministro dell’Iraq non verrà dalle file del movimento sadrista, allora vorrà dire che le elezioni sono state fasulle”. Il messaggio rappresenta una chiara minaccia agli altri partiti in corsa, ai manifestanti e alle Nazioni Unite, che dovrebbero monitorare lo svolgersi del processo elettorale: in sintesi “Non ci sarà pace in Iraq, se non saremo noi a prendere il potere”.

(Traduzione di Francesco De Lellis)

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