26 ottobre 2016 16:28

Avvertenza. Il linguaggio di questa rubrica è diretto ed esplicito.

Sono un uomo gay di 49 anni, e ho fatto amicizia con un ventunenne etero davvero bono che ha dovuto abbandonare l’università e tornare a casa. So che ha bisogno di soldi perché non ha ancora trovato lavoro e si è dovuto arrangiare vendendo la sua vecchia strumentazione musicale. A me piacerebbe molto possedere qualche suo indumento sudato, nello specifico le mutande, ma mi andrebbe bene anche una canottiera. È legale chiedere a una persona di venderti la sua biancheria intima? Lui è un ragazzo davvero caro e non vorrei spaventarlo con una richiesta così personale. Come faccio ad affrontare l’argomento?

– Lustfully Obsessed Stink Seeker

Comprare e vendere biancheria intima usata è perfettamente legale, LOSS, e in quel senso non comporta rischi. Il rischio che corri, affrontando l’argomento, è quello di perdere l’amicizia di questo ragazzo. Potresti farlo indirettamente, dicendogli una cosa tipo: “Mi spiace che tu abbia dovuto vendere la tua strumentazione. Sei giovane e sexy, forse potresti fare più soldi vendendo le tue mutande o le tue canottiere sudate”. Poi vedi come reagisce: se ti sembra schifato, lascia stare. Se invece l’idea gli piace, proponiti come primo cliente.

***

Sono un etero di 52 anni, sposato da 29, e vivo in Australia. Otto anni fa ho conosciuto per lavoro una donna e siamo diventati amici, un’amicizia che è continuata anche dopo che lei ha cambiato lavoro. Ogni tanto ci vediamo per bere un caffè, e abbiamo in comune la passione per la bicicletta e il kayak, che ogni tanto facciamo insieme. Siamo entrambi stabilmente in coppia da molto tempo e monogami. La nostra è un’amicizia strettamente platonica, basata sull’amore per le gite in bici e in kayak. I rispettivi partner non condividono il nostro interesse per queste attività all’aperto. La mia amica non si sente tranquilla a farle da sola, per cui spesso è vincolata alla mia presenza anche per ragioni di sicurezza. Il problema è che mia moglie si ingelosisce ogni volta che passiamo un po’ di tempo insieme, e puntualmente mi chiede di tagliare i ponti. Non crede che la mia amica possa non “approfittare” della nostra amicizia. Il rapporto che ho con mia moglie è il più importante della mia vita, per cui sono disposto a dire addio all’amica. Come posso farlo in modo rispettoso, delicato e affettuoso? Se mi chiede perché non possiamo più essere amici, non voglio dirle “Perché mia moglie non si fida e pensa che tu voglia infilarti nelle mie mutande (o calzoncini da ciclista)”, perché so che la ferirei. Non voglio nemmeno mentire, ma alla mia amica la verità farebbe male.

– Paddling And Riding Terminates

La tua amica sprecherà un sacco di tempo a chiedersi dove ha sbagliato, PART, se tu non le dici il vero motivo per cui non puoi più frequentarla. E sai una cosa? Il fatto di non saperlo le farà più male di quanto può fargliene la verità. Perciò spiegale il vero motivo per cui deve uscire dalla tua vita: hai deciso di interrompere la vostra amicizia perché tua moglie è una poveretta insicura che si sente minacciata da lei. La tua amica ha il diritto di sapere che non ha colpa, e anche che tu non hai spina dorsale. Perdona la durezza, PART, ma penso che in questa situazione l’approccio migliore sia affrontare tua moglie, anziché scaricare l’amica.



***

Prima che ci sposassimo, ho ripetutamente chiesto a mio marito di parlare delle nostre fantasie e dei nostri gusti particolari, perché le cose fossero chiare fin dall’inizio. Il che ha creato alcune situazioni divertenti in camera da letto, anche se nelle pratiche alternative siamo abbastanza dei dilettanti. Ma adesso mi sono resa conto che c’è una cosa di cui non gli ho mai parlato: il modo in cui mi masturbo. Ho cominciato quando avevo 5 o 6 anni perché mi piaceva la sensazione. Dopo essere stata sgridata da genitori e insegnanti perché lo facevo in pubblico, ho imparato a tenerlo nascosto. E da allora è sempre stato il mio segreto. Credo mi abbia aiutato nel raggiungimento dell’orgasmo, perché fin da piccola ho imparato come fare, ma mi rende anche difficile venire in posizioni diverse da quella in cui mi masturbo. A mio marito piace l’idea di farmi venire in varie posizioni, e ogni tanto ci riesco pure, ma non sa perché sono così fissa nelle mie abitudini. Stiamo insieme da dieci anni ma non gliene ho mai parlato. Devo dirglielo? Ho un po’ paura di sembrargli strana. Anche se è più probabile che voglia semplicemente guardarmi mentre lo faccio. Però in un certo senso è anche bello avere una cosa che appartiene solo a me.

–Secret Masturbator Obligated Over Spanking Hotness?

Di questa cosa puoi tranquillamente non parlare, SMOOSH, e tenertela per te. Ma non vedo perché dovresti. Come segreto sessuale, “Mi piace masturbarmi in una certa posizione” è abbastanza banale. A meno che per venire tu non debba piazzarti sopra un cadavere, sotto tuo padre o accanto a un bambolotto di Ted Cruz a grandezza naturale, non c’è davvero motivo di mantenere il segreto.

***

Sono totalmente d’accordo con il tuo amico, quello che non farebbe giochi di ruolo a tema nazista “nemmeno tra sei milioni di anni”. Anch’io mi sono trovato in una situazione simile, non proprio al livello olocausto ma quasi. Sono un inglese bianco. Qualche tempo fa, quando abitavo nel Regno Unito, ho frequentato per un po’ una donna di Bangalore, la quale un giorno mi ha rivelato — dopo che le si era illuminato il viso vedendomi indossare dei vestiti che mi facevano “sembrare un colonialista” (parole sue) — che la sua più recondita fantasia era quella di essere una schiava indiana violentata da un imperialista inglese. Poi, qualche anno dopo, quando già vivevo negli Stati Uniti sono uscito con una donna nera. A un certo punto ci siamo ritrovati a parlare delle fantasie degli ex. Le ho raccontato quella mia esperienza, e lei mi ha confessato che la sua fantasia era di essere una schiava in una piantagione dell’ottocento, violentata dal padrone bianco. Non è che hai qualche consiglio per l’essere umano che si ritrova oggetto di queste fantasie, Dan? Io queste donne non volevo farle sentire in colpa per i loro desideri sessuali, volevo mostrarmi aperto e sportivo, ma sinceramente è stata un po’ dura (a differenza di altro, per intenderci). Sentirmi chiedere di interpretare dei ruoli per cui mi sento in colpa, di usare certi epiteti razziali che mi sforzo in ogni modo di evitare… Il senso di colpa riesce a fartelo ammosciare. Sai dirmi come un partner disposto alla sperimentazione può superare questo tipo di blocco mentale e riuscire quantomeno a recitare la parte con abbastanza entusiasmo da realizzare la fantasia? O aveva ragione una fidanzata successiva che si scandalizzava perché ero disposto a prestarmi a queste fantasie socialmente regressive?

–I Might Play Every Role I’m Asked Less Ideologically-Scrupulous Motives

Gli attori interpretano nazisti in film di successo, colonialisti britannici in prestigiosi sceneggiati della Bbc e serial killer in telefilm da varie stagioni. Non vedo perché interpretare dei mostri in prodotti di intrattenimento destinati a milioni di persone possa farti vincere un Oscar (Christopher Waltz per il nazista di Bastardi senza gloria), un Bafta (Tim Pigott-Smith per il violento colonialista di The jewel in the crown) o un Golden Globe (Michael C. Hall per il serial killer sociopatico di Dexter), ma interpretarlo per un pubblico di una sola persona debba scandalizzare “fidanzate successive” o chiunque altro.

Il consiglio che do a chi si sente chiedere di interpretare un mostro in camera da letto è lo stesso che ho dato a un gay attratto dal porno degradante e quindi “antigay”: “Una persona può tranquillamente esplorare delle fantasie degradanti, perfino se hanno a che fare con un’ideologia che predica l’odio, a patto che siano in grado di tenere le cose separate. In pratica bisogna costruire una barriera di sicurezza tra le proprie fantasie e la propria autostima (e tra le proprie fantasie e le proprie opinioni politiche)”.


Se tu riesci a costruire una barriera tra le loro fantasie e le tue opinioni politiche/i tuoi princìpi, IMPERIALISM, accomodati pure. Se non ci riesci, allora no.

(Traduzione di Matteo Colombo)

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it