Israele ha ordinato l’evacuazione entro ventiquattr’ore di tutti i civili dalla città di Gaza, nel settimo giorno della guerra contro il gruppo islamista Hamas. Le ostilità sono cominciate il 7 ottobre con un attacco a sorpresa di Hamas contro Israele in cui sono state uccise circa 1.200 persone, per la maggior parte civili. Nella Striscia di Gaza, i bombardamenti israeliani hanno provocato finora 1.417 morti, tra cui molti civili.
All’alba del 13 ottobre l’esercito israeliano in un comunicato “ha ordinato l’evacuazione di tutti i civili dalla città di Gaza per la loro sicurezza e protezione”. I civili dovranno spostarsi nell’area a sud di Wadi Gaza. “Sarà permesso di tornare nella città di Gaza solo quando sarà annunciato”, è scritto nella dichiarazione. A New York il portavoce del segretario generale dell’Onu, Stéphane Dujarric, ha confermato che l’esercito israeliano ha informato l’organizzazione di questo ordine di evacuazione, che secondo lui riguarda circa 1,1 milioni di abitanti del nord della Striscia di Gaza.
Dujarric ha anche detto che un’evacuazione di tale portata è “impossibile senza causare conseguenze umanitarie devastanti”. In queste circostanze, “le Nazioni Unite chiedono con forza che questo ordine sia annullato per evitare di trasformare quella che è già una tragedia in una calamità”, ha sottolineato.
L’ambasciatore israeliano all’Onu, Gilad Erdan, ha reagito dicendo: “La risposta dell’Onu all’avvertimento preventivo di Israele agli abitanti di Gaza è vergognosa”. E ha accusato l’Onu di “aver chiuso un occhio su Hamas”.
Qualche ora prima, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu aveva promesso, in seguito a un colloquio a Tel Aviv con il segretario di stato americano Antony Blinken, di annientare Hamas, al potere nell’enclave palestinese dal 2007.
“Proprio come è stato schiacciato il gruppo Stato islamico (Is), Hamas sarà schiacciato”, ha detto Netanyahu. Dichiarazioni che fanno pensare a un’offensiva di terra nella Striscia di Gaza. All’alba del 7 ottobre, l’ultimo giorno della festa ebraica di Sukkot, centinaia di miliziani di Hamas sono entrati nel territorio di Israele e hanno ucciso più di mille persone in strada, nelle case o in un festival musicale, seminando il terrore sotto un diluvio di razzi. Hamas ha anche sequestrato decine di persone come ostaggi, portandole a Gaza.
Nella città di Sderot, vicino al confine con Gaza, Yossi Landau, un volontario dell’organizzazione umanitaria israeliana Zaka, ha raccontato di essere stato testimone di violenze mai viste prima. Mentre continuavano i combattimenti tra Hamas e le forze israeliane, ha impiegato undici ore per percorrere un tratto di strada molto breve.”Siamo andati a prendere tutti i cadaveri per metterli in dei sacchi”, ha detto quest’uomo di 55 anni. “Mi sentivo male, ma non solo io, tutta la mia squadra”, ricorda.
Dopo l’attacco, l’esercito israeliano ha comunicato di aver recuperato i corpi di 1.500 miliziani di Hamas infiltrati. Il movimento islamista ha anche rapito diverse decine di israeliani, stranieri e persone con la doppia nazionalità, mentre centinaia di persone risultano ancora disperse e si stanno identificando i corpi delle vittime.
L’esercito israeliano ha annunciato di aver sganciato circa seimila bombe sulla Striscia di Gaza, per un totale di quattromila tonnellate di esplosivo dal 7 ottobre.
Nell’enclave palestinese il rumore delle esplosioni è incessante. “Perché? Non abbiamo fatto niente”, grida un uomo mentre osserva i barellieri portare via il corpo senza vita di una persona, recuperato dalle macerie di un quartiere bombardato.
Più di 423mila palestinesi sono stati sfollati negli ultimi giorni nella Striscia di Gaza per fuggire dai bombardamenti, secondo l’Onu, che ha lanciato un appello di emergenza per raccogliere donazioni del valore di 294 milioni di dollari per soddisfare i “bisogni urgenti” dei palestinesi.
L’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (Unrwa) accoglie circa il 64 per cento di questi sfollati in 102 strutture. Il presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi ha esortato gli abitanti di Gaza a essere “forti” e a “rimanere sulla loro terra”, mentre si moltiplicano le richieste all’Egitto di consentire un passaggio sicuro ai civili dalla Striscia di Gaza.
L’Egitto, che sostiene una soluzione diplomatica e invita alla moderazione da entrambe le parti, si oppone all’idea di far entrare nel suo territorio i palestinesi in fuga dalla guerra.
Isolati e senza elettricità
“La centrale elettrica nella Striscia di Gaza è rimasta senza carburante e ha smesso di funzionare, esaurendo l’unica fonte di elettricità” nell’enclave dove la maggior parte dei residenti “non ha più accesso all’elettricità”. Lo riferisce in un comunicato l’Ufficio per il Coordinamento degli affari umanitari delle Nazioni Unite (Ocha).
Secondo questa organizzazione, un serbatoio d’acqua e un impianto di desalinizzazione sono stati colpiti dagli attacchi aerei.
“L’Unicef ha segnalato che alcune persone hanno cominciato a bere acqua di mare, che è molto salata e contaminata ogni giorno da 120mila metri cubi di acque reflue non trattate”, aggiunge il comunicato. La Striscia di Gaza, un’enclave abitata da 2,4 milioni di abitanti, che è sotto embargo dal 2006, è in stato d’assedio, privata di acqua, elettricità e forniture elettriche.
Oltre ai bombardamenti, l’esercito israeliano ha schierato decine di migliaia di soldati intorno a Gaza e al confine con il Libano, da dove il gruppo sciita Hezbollah, alleato di Hamas, lancia razzi contro Israele.
Durante la sua visita in Israele, il segretario di stato USA Antony Blinken ha affermato di aver discusso di “come affrontare i bisogni umanitari dei residenti di Gaza al fine di proteggerli, mentre Israele conduce le sue legittime operazioni di sicurezza per difendersi dai terroristi e tentare di assicurarsi che ciò non accada mai più”.
“Saremo sempre al tuo fianco”, ha assicurato il capo della diplomazia americana, parlando con il primo ministro israeliano.
In Giordania, dove è arrivato nella notte tra il 12 e il 13 ottobre, Blinken dovrebbe incontrare il re Abdullah II e il presidente dell’Autorità nazionale palestinese Abu Mazen. È poi atteso in Qatar, Arabia Saudita, Egitto ed Emirati Arabi Uniti.
Il 13 ottobre, infine, si riunirà il Consiglio di sicurezza dell’Onu per discutere della situazione nella Striscia di Gaza. Una prima riunione del Consiglio, l’8 ottobre, non ha portato a esprimere una condanna unanime dell’attacco di Hamas contro Israele.
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