Sostenitori del presidente uscente Andry Rajoelina a Toamasina, nell’est dell’isola. (Rijasolo, Afp)

Gli abitanti del Madagascar andranno alle urne il 16 novembre per il primo turno delle elezioni presidenziali, mentre l’opposizione organizza manifestazioni nella capitale Antananarivo per chiedere un voto “equo e trasparente”.

Tredici candidati sono in lizza per dirigere il Madagascar, grande isola nell’oceano Indiano in cui, dall’indipendenza dalla Francia nel 1960, le elezioni si sono svolte spesso tra tensioni e proteste.

Il presidente uscente Andry Rajoelina, 49 anni, che punta a vincere al primo turno, affronta dodici sfidanti, tra cui il suo grande rivale ed ex capo dello stato Marc Ravalomanana. Ma lo scontro tra Rajoelina e i suoi avversari infuria già da mesi nelle piazze e nei tribunali.

A giugno alcuni mezzi d’informazione hanno rivelato che Rajoelina ha ottenuto la nazionalità francese nel 2014, ma ha tenuto nascosta la notizia.

I suoi avversari sostengono che, in base al codice della nazionalità, il presidente abbia perso la cittadinanza malgascia e non possa quindi governare né candidarsi a un ulteriore mandato.

Rajoelina afferma di non aver tenuto nascosta la notizia e di aver chiesto la nazionalità francese solo per amore dei suoi figli, in modo che potessero “studiare all’estero senza ostacoli”.

L’opposizione ha presentato ricorso in tribunale, chiedendo d’invalidare la candidatura di Rajoelina, ma a settembre la giustizia ha dato ragione al presidente.

A quel punto undici sfidanti di Rajoelina hanno denunciato in un comunicato congiunto un “colpo di stato”, sospendendo la campagna elettorale. Non sono però arrivati a chiedere il boicottaggio delle presidenziali e hanno escluso la possibilità di mettersi d’accordo sul nome di un candidato unico.

Uso eccessivo della forza

Dall’inizio di ottobre si sono moltiplicate le manifestazioni di protesta ad Antananarivo. Indette nella simbolica Place du 13 mai, sono state spesso represse dalla polizia. Decine di manifestanti sono rimasti feriti e alcuni sono stati arrestati.

Gli Stati Uniti e l’Unione europea hanno espresso la loro “preoccupazione”, denunciando un uso eccessivo della forza.

La settimana scorsa la presidente dell’assemblea nazionale Christine Razanamahasoa, che da settimane cerca di ristabilire il dialogo tra Rajoelina e i suoi avversari, ha chiesto il rinvio delle presidenziali.

La proposta è stata però respinta da Rajoelina, che ha continuato la sua campagna elettorale come se niente fosse.

Il primo turno, inizialmente previsto per il 9 novembre, è stato rinviato di una settimana a settembre, in seguito al ferimento di un candidato durante una manifestazione dell’opposizione.

In quel caso l’alta corte costituzionale ha deciso il rinvio per garantire “pari opportunità a tutti i candidati”.

Secondo alcuni analisti politici e diplomatici, l’alleanza dell’opposizione poggia su basi fragili, e gli avversari di Rajoelina hanno poche possibilità d’imporsi.

Questi esperti considerano quindi altamente improbabile la sconfitta di Rajoelina, al potere dal 2009 al 2014 e dal 2019 a oggi.