Carri armati israeliani al confine con la Striscia di Gaza dopo la tregua, 24 novembre 2023. (Amir Cohen, Reuters/Contrasto)

Il 24 novembre è entrata in vigore la tregua tra Israele e Hamas nella Striscia di Gaza. Nel pomeriggio ci sarà il rilascio di tredici ostaggi da parte del gruppo islamista palestinese.

L’intesa, ottenuta grazie al Qatar, mediatore chiave insieme a Egitto e Stati Uniti, prevede una pausa di quattro giorni nei combattimenti, con la possibilità di prolungarla. Cinquanta ostaggi israeliani saranno liberati, in cambio della scarcerazione di 150 detenuti palestinesi.

L’entrata in vigore di questa “pausa umanitaria”, inizialmente prevista per il 23 novembre, è stata rinviata al 24. La prima liberazione degli ostaggi (tredici donne e bambini) è prevista intorno alle 16 locali.

Circa due ore prima che la tregua entrasse in vigore, il direttore generale del ministero della sanità di Hamas, Mounir al Bursh, ha detto all’Afp che i soldati israeliani stavano “conducendo un raid nell’ospedale indonesiano” di Jabalia, in cui sono ancora ricoverati duecento pazienti. L’esercito israeliano non ha voluto commentare la situazione nell’ospedale.

Una fonte della sicurezza egiziana ha detto all’Afp che una loro delegazione sarà presente a Gerusalemme e Ramallah per garantire il “rispetto della lista” dei prigionieri palestinesi da scarcerare.

Funzionari della sicurezza israeliani, accompagnati da personale della Croce rossa e agenti di polizia egiziani, aspetteranno al valico di Rafah gli ostaggi rilasciati, che poi prenderanno un volo per Israele dall’aeroporto di Al Arish.

Una fonte di Hamas ha detto all’Afp che il rilascio degli ostaggi al valico di Rafah avverrà “in segreto, lontano dalla stampa”. Maayan Zin ha saputo il 23 novembre che le sue due figlie non sono nella lista delle persone che saranno rilasciate venerdì. “È incredibilmente difficile per me”, ha scritto su X (ex Twitter), anche se sono “sollevata per le altre famiglie”.

A Gerusalemme Est la palestinese Samira Douayyat ha parlato della possibile scarcerazione di sua figlia Shourouk, 26 anni, che così avrà scontato metà della sua condanna a sedici anni. “Piango, rido, tremo”, ha detto all’Afp.

Israele ha pubblicato un elenco di trecento palestinesi che possono essere rilasciati, tra cui 33 donne e 267 ragazze e ragazzi che hanno meno di 19 anni. Tra loro 49 fanno parte di Hamas. “Abbiamo posto la condizione che le donne e i bambini palestinesi detenuti” siano rilasciati “al tempo trascorso” in carcere, ha dichiarato Bassem Naim, un alto dirigente di Hamas.

Il controllo di Gaza

“Prendere il controllo del nord della Striscia di Gaza è il primo passo di una lunga guerra, e ci stiamo preparando per le fasi successive”, ha detto il portavoce dell’esercito israeliano Daniel Hagari.

Ma questa tregua “non può essere solo una pausa”, ha dichiarato l’ambasciatore palestinese all’Onu, Riyad Mansour, chiedendo che sia usata per impedire la ripresa dei combattimenti nella Striscia.

La guerra è stata innescata dall’attacco di Hamas in territorio israeliano, avvenuto il 7 ottobre. Quel giorno sono state uccise 1.200 persone, in gran parte civili, e circa 240 sono state rapite. Per rappresaglia, Israele, che ha promesso di “annientare” Hamas, ha bombardato incessantemente la Striscia di Gaza, dove dall’inizio dell’offensiva sono state uccise 14.854 persone, tra cui 6.150 bambini, , secondo le autorità di Hamas.

Almeno 27 persone sono state uccise e altre 93 ferite nel bombardamento di una scuola delle Nazioni Unite nel nord di Gaza, ha detto in forma anonima un medico dell’ospedale Al Awda nel campo di Jabaliya. L’Afp non è stata in grado di confermare l’origine del bombardamento. L’esercito israeliano non ha commentato questo caso specifico, ma ha confermato gli attacchi del 23 novembre a Jabaliya.

Nel sud della Striscia gli attacchi hanno preso di mira la regione di Khan Yunis, da dove si sono alzate immense colonne di fumo nero, illuminate dalle esplosioni di bombe. “Penso che ci siano ancora circa venti persone sotto le macerie”, ha detto all’Afp un palestinese che sta cercando i sopravvissuti in un edificio distrutto a Bani Suheila.

L’esercito israeliano ha affermato di aver ucciso Amar Abu Jalalah, un comandante locale delle forze navali di Hamas, negli attacchi aerei su Khan Yunis.

Gli ospedali di Gaza sotto attacco
Israele ha preso di mira le strutture sanitarie, in particolare Al Shifa, la più importante della Striscia. Medici, pazienti e sfollati che si erano rifugiati lì sono stati costretti ad andarsene

I bombardamenti hanno devastato la Striscia e causato, secondo le Nazioni Unite, una grave crisi umanitaria, compreso lo sfollamento di circa 1,7 milioni dei 2,4 milioni di abitanti di Gaza.

La tregua consentirà l’ingresso di “un numero maggiore di convogli umanitari e di aiuti, compreso il carburante”, secondo il Qatar. Ma gli aiuti sono comunque “insufficienti” rispetto a quelli che sarebbero necessari, hanno sottolineato le ong, chiedendo un vero cessate il fuoco. “Una tregua per portare aiuti non la vogliamo. Vogliamo tornare a casa”, ha detto Maysara Assabagh, 42 anni, che ha trovato rifugio a Khan Yunis.