Il presidente Julius Maada Bio. (Leonardo Munoz, Afp)

La mattina del 27 novembre il governo della Sierra Leone ha revocato il coprifuoco permanente proclamato il giorno prima in seguito alle violenze scoppiate nella capitale Freetown.

Le normali attività economiche sono riprese in città, con banche e negozi aperti e il ritorno del traffico per le strade. Le scuole invece sono rimaste chiuse.

In molte strade ci sono ancora posti di blocco, con i membri delle forze di sicurezza che perquisiscono le automobili.

Il coprifuoco sarà però mantenuto di notte, dalle 21 alle 6, ha annunciato il ministero delle comunicazioni.

“Invitiamo i nostri concittadini a riprendere le normali attività, ma a segnalare alla polizia qualsiasi comportamento sospetto”, ha affermato in un comunicato.

Il 26 novembre a Freetown si sono verificati scontri armati tra le forze di sicurezza e assalitori sconosciuti che prima dell’alba hanno cercato di fare irruzione in un’armeria militare. La prigione centrale e altri istituti penali sono stati presi d’assalto e decine di detenuti sono evasi.

In un intervento alla tv pubblica la sera del 26 novembre, il presidente Julius Maada Bio ha affermato che “la situazione è sotto controllo” e che “la maggior degli aggressori è stata arrestata”.

Per alcune ore si era temuto l’ennesimo colpo di stato in Africa occidentale. Dal 2020 ci sono stati golpe in Mali, Burkina Faso, Niger e Guinea.

Bio ha parlato genericamente di “un tentativo di minare la pace e la stabilità”, mentre la Comunità economica degli stati dell’Africa occidentale (Cédéao/Ecowas) di un tentativo di “turbare la pace e l’ordine costituzionale”, un linguaggio comunemente usato per i colpi di stato.

L’esercito ha affermato che tredici soldati sono morti nei combattimenti, mentre non sono disponibili informazioni sulle persone arrestate.

Secondo alcuni post pubblicati sui social network, tra gli assalitori rimasti uccisi c’era un vecchio membro della guardia presidenziale dell’ex capo dello stato Ernest Bai Koroma (2007-2018).

L’ex presidente ha dichiarato in un comunicato che un soldato assegnato alla sua guardia, il caporale Eddie Conteh, è stato ucciso con un colpo di pistola a distanza ravvicinata nella sua residenza e che un altro è stato rapito. Ha “condannato con forza” gli attacchi contro lo stato e ha invitato la popolazione alla calma.

L’accordo di ottobre

In un messaggio pubblicato sui social network, l’ambasciata statunitense ha affermato di “sostenere il presidente Bio” e ha reso omaggio a “chi ieri ha dato la vita per difendere l’ordine costituzionale”.

Bio, eletto per la prima volta nel 2018, è stato confermato a giugno al primo turno con il 56,17 per cento dei voti, secondo i risultati pubblicati dalla commissione elettorale.

Il principale partito d’opposizione, l’All people’s congress (Apc), aveva però contestato l’esito del voto, denunciando irregolarità. A ottobre – grazie alla mediazione del Commonwealth, dell’Unione africana e della Cédéao/Ecowas – il governo e l’Apc hanno però raggiunto un accordo per mettere fine alla crisi politica.

La Sierra Leone, uno dei paesi più poveri del mondo, sta anche affrontando gravi difficoltà economiche.