Peter Parks, Afp

Un grande processo contro gli attivisti per la democrazia a Hong Kong, con quarantasette imputati, è entrato il 29 novembre nella sua fase finale, a più di mille giorni dall’inizio del caso.

I quarantasette imputati, accusati di aver violato la rigida legge sulla sicurezza nazionale di Hong Kong, rischiano una condanna all’ergastolo.

Per i sostenitori della democrazia a Hong Kong, il caso è diventato un simbolo della repressione nell’ex colonia britannica.

Si tratta del più grande processo contro gli attivisti per la democrazia da quando il territorio è stato restituito alla Cina nel 1997.

Tra gli imputati ci sono l’attivista per la democrazia Joshua Wong, il professore di diritto Benny Tai e due ex deputati, Claudia Mo e Au Nok-hin.

Sono tutti accusati di aver organizzato nel luglio 2020 delle primarie per designare i candidati dell’opposizione alle elezioni per il consiglio legislativo di Hong Kong.

Un’attivista di lunga data, Alexandra Wong (nota come Nonna Wong), ha manifestato il 29 novembre davanti al tribunale con una bandiera britannica e un cartello con la scritta “Liberate i quarantasette, liberateli tutti”.

“Spero che siano rilasciati”, ha dichiarato all’Afp. “Dopotutto si sono limitati a chiedere elezioni libere. Non hanno mica cercato di prendere il potere”.

Secondo la procura, gli imputati puntavano a ottenere la maggioranza al consiglio legislativo di Hong Kong in modo da bloccare il voto sul bilancio se le autorità non avessero soddisfatto le loro richieste.

Le richieste comprendevano un’inchiesta indipendente sulla repressione delle manifestazioni per la democrazia del 2019 e l’introduzione del suffragio universale nelle elezioni locali.

Secondo l’accusa, gli attivisti volevano costringere alle dimissioni Carrie Lam, che all’epoca guidava l’esecutivo di Hong Kong.

I quarantasette imputati sono stati incriminati nel marzo 2021. Trentuno di loro si sono dichiarati colpevoli.

Il procuratore Jonathan Man ha affermato il 29 novembre che gli attivisti devono essere condannati anche se non hanno commesso violenze.

“Hanno comunque partecipato a un grande complotto politico”, ha aggiunto, sottolineando che la legge sulla sicurezza nazionale dovrebbe essere applicata in modo rigoroso.

Randy Shek, uno degli avvocati della difesa, ha replicato che gli attivisti hanno solo cercato di ottenere elezioni democratiche a Hong Kong: “Non c’è niente di sovversivo nell’uso di un meccanismo costituzionale per favorire un cambiamento politico”.

A ottobre un gruppo di esperti di diritti umani delle Nazioni Unite ha espresso preoccupazione per “un procedimento collettivo legato alla legge sulla sicurezza nazionale che viola i princìpi dell’equo processo”.

La fase finale del processo dovrebbe concludersi entro dieci giorni e la sentenza è prevista fra tre o quattro mesi.