Boris Nadeždin. (Natalia Kolesnikova, Afp)

L’8 febbraio la commissione elettorale russa ha respinto la candidatura di Boris Nadeždin alle elezioni presidenziali di marzo. Era l’unico oppositore di Vladimir Putin e della sua offensiva militare in Ucraina.

In assenza di altri più noti esponenti dell’opposizione, tutti in esilio o in prigione, Nadeždin incarnava le speranze dei russi che si oppongono alle politiche del Cremlino. Ha fatto sapere che presenterà ricorso, ma le possibilità di successo sono quasi nulle.

“La commissione elettorale centrale ha respinto la mia candidatura”, ha affermato Nadeždin, 60 anni, su Telegram.

L’organismo, che non ha alcuna autonomia dal Cremlino, non ha ancora reso pubblica la decisione.

“Partecipare alle presidenziali del 2024 è la decisione politica più importante della mia vita, e non voglio arrendermi”, ha aggiunto Nadeždin. “Presenterò ricorso alla corte suprema”.

“Firme non valide”

In un contesto di repressione sistematica di qualunque forma di dissenso, il presidente uscente Vladimir Putin ha la certezza di essere rieletto nelle elezioni che si terranno tra il 15 e il 17 marzo.

Secondo la commissione elettorale, Nadeždin non ha raccolto le centomila firme di elettori necessarie per la candidatura.

Il 5 febbraio un comitato interno aveva emesso un parere negativo sulla candidatura di Nadeždin, sostenendo di aver individuato un 15 per cento di “firme non valide”.

È molto improbabile che la corte suprema, anch’essa fedele al Cremlino, rovesci la decisione.

“Decine di milioni di persone avrebbero votato per me”, ha dichiarato Nadeždin davanti agli uffici della commissione elettorale a Mosca.

Ex deputato liberale, Nadeždin voleva mettere fine alla guerra in Ucraina, smilitarizzare la Russia e liberare “tutti i prigionieri politici”, tra cui Aleksej Navalnyj.

Putin, al potere dal 2000, sarà confermato per un nuovo mandato di sei anni. Grazie a una riforma costituzionale adottata nel 2020, potrà rimanere al Cremlino fino al 2036, quando avrà 84 anni.