I candidati legati all’ex primo ministro Imran Khan, che si trova in prigione, sono in testa alle elezioni legislative dell’8 febbraio in base ai risultati arrivati da poco più di metà delle circoscrizioni. Hanno però un vantaggio ristretto sui due partiti che tradizionalmente dominano la scena politica pachistana.
Alle 16 del 9 febbraio, quasi ventiquattr’ore dopo la chiusura delle urne, la commissione elettorale aveva comunicato i risultati solo di 136 circoscrizioni su 266.
La lentezza dello spoglio ha alimentato i sospetti di brogli per danneggiare il partito di Khan, il Pakistan Tehreek-e-Insaf (Pti), che è stato escluso dalle schede elettorali, costringendo i suoi candidati a partecipare come indipendenti.
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Secondo i risultati parziali, i candidati indipendenti legati al Pti hanno ottenuto 49 seggi, contro i 42 della Lega musulmana del Pakistan (Pml-N), la formazione guidata dall’ex premier Nawaz Sharif considerata la grande favorita della vigilia.
Il Partito popolare pachistano (Ppp) di Bilawal Bhutto Zardari, espressione della seconda dinastia politica del paese, ha ottenuto 34 seggi.
Se i risultati saranno confermati, nessuno dei tre blocchi potrà governare da solo.
La settimana scorsa Khan è stato condannato a pesanti pene detentive per corruzione e divulgazione di documenti riservati. Durante la campagna elettorale il Pti ha più volte denunciato gravi irregolarità e intimidazioni.
Sharif, 74 anni, è tornato in Pakistan a ottobre dopo aver trascorso quattro anni a Londra. Secondo alcuni analisti politici, avrebbe raggiunto un’intesa con l’esercito, che fino a poco tempo fa accusava di averlo estromesso dal potere nel 2017.
Il Pml-N potrebbe ancora colmare lo svantaggio con i candidati legati al Pti perché devono ancora essere assegnati molti seggi nella provincia del Punjab, la più popolosa del paese, dove Sharif ha un grande seguito.
Khan, ex stella del cricket, è arrivato al governo nel 2018 ed è stato deposto da una mozione di sfiducia nell’aprile 2022.
A quel punto il Pml-N e il Ppp hanno formato un governo di coalizione guidato da Shehbaz Sharif, fratello di Nawaz. Il Ppp ha poi preso le distanze dal Pml-N durante la campagna elettorale. Il suo leader, Bilawal Bhutto Zardari, 35 anni, è figlio dell’ex premier Benazir Bhutto, assassinata nel 2007.
L’assemblea nazionale è composta da 336 deputati, 266 dei quali eletti con il sistema maggioritario e settanta con il proporzionale (sessanta seggi sono riservati alle donne e dieci alle minoranze religiose).
Il 9 febbraio il ministero dell’interno ha affermato che durante le operazioni di voto si sono verificati 61 attacchi, che hanno causato sedici morti e 54 feriti. Il giorno prima ventotto persone erano morte in due attentati, vicino a uffici di candidati alle elezioni, rivendicati dal gruppo Stato islamico nella provincia sudoccidentale del Belucistan.