Aleksej Navalnyj a Mosca nel 2013. (Sergei Karpukhin, Reuters/Contrasto)

L’oppositore russo Aleksej Navalnyj è morto nella prigione dove stava scontando una pena di 19 anni. Lo hanno annunciato i servizi carcerari russi (Fsin).

“Il 16 febbraio 2024, nel centro penitenziario numero tre, il prigioniero Navalnyj A.A. si è sentito male dopo una passeggiata (…). Si stanno accertando le cause della morte”, ha scritto in un comunicato stampa il Fsin della regione artica di Jamal.

La morte di Navalnyj “se confermata, sarebbe una tragedia terribile”, ha commentato il consigliere per la sicurezza nazionale statunitense Jake Sullivan in un’intervista alla radio Npr.

“Se si considera che anche in passato il governo russo ha attaccato i suoi oppositori, nascono ovvie domande su ciò che è appena successo”, ha continuato Sullivan, aggiungendo che Washington sta cercando di confermare le informazioni in suo possesso prima di “decidere quale linea di condotta seguire”.

L’ex deputato dell’opposizione Dmitrij Gudkov ha accusato il presidente russo Vladimir Putin per quello che ha definito l‘“omicidio” di Navalnyj. “È un omicidio organizzato da Putin”, ha detto Gudkov sui social network. “Anche se Aleksej fosse morto per cause ‘naturali’, queste sarebbero le conseguenze del suo avvelenamento e poi della tortura in carcere”, ha aggiunto.

L’oppositore di Putin ed ex campione del mondo di scacchi Garry Kasparov ha scritto sul social network X (ex Twitter) che Vladimir Putin “non è riuscito a uccidere Navalnyj in modo rapido e segreto, facendolo avvelenare, così lo ha assassinato lentamente e pubblicamente in carcere. Navalnyj è stato ucciso per aver smascherato Putin e la sua mafia”.