Il 16 gennaio gli Stati Uniti hanno imposto delle sanzioni contro il capo della giunta militare al potere, il generale Abdel Fattah al Burhan, pochi giorni dopo aver adottato una misura simile contro Mohamed Hamdan Dagalo, il capo dei paramilitari delle Forze di supporto rapido (Rsf). L’esercito e le Rsf sono i protagonisti della guerra civile in Sudan, scoppiata nell’aprile 2023.
“L’esercito sudanese, guidato da Al Burhan, ha commesso gravi atrocità, prendendo più volte di mira i civili”, ha affermato in un comunicato il segretario di stato statunitense Antony Blinken.
“Ha violato il diritto umanitario internazionale, usato la fame come strumento di guerra e ostacolato gli sforzi di pace”, ha aggiunto.
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Il 7 gennaio il governo statunitense aveva formalmente accusato le Rsf di aver commesso un genocidio in Sudan e imposto delle sanzioni contro Dagalo.
“L’insieme delle sanzioni rispecchia l’opinione degli Stati Uniti che nessuno dei due uomini sia adatto a governare il Sudan al termine del conflitto”, ha dichiarato Blinken, auspicando una “transizione democratica”.
Il ministero degli esteri sudanese ha reagito definendo “immorali” le sanzioni contro Al Burhan, sottolineando che la neutralità di Washington “si traduce in un aiuto di fatto a chi sta commettendo un genocidio in Sudan”.
“Queste sanzioni non esprimono altro che confusione e scarso senso della giustizia”, ha aggiunto.
Oltre ad Al Burhan, Washington ha sanzionato Ahmad Abdalla, un uomo dalla doppia nazionalità sudanese e ucraina accusato di aver fornito armi all’esercito, e l’azienda Portex Trade Limited, che ha sede a Hong Kong.
A pochi giorni dall’insediamento di Donald Trump, Blinken ha espresso il suo “sincero rammarico di non essere riuscito a mettere fine al conflitto”, nonostante i ripetuti tentativi di mediazione.
“Abbiamo contribuito ad alcuni passi avanti nella consegna degli aiuti umanitari, ma non abbiamo ottentuto la fine del conflitto, né delle sofferenze della popolazione”, ha affermato.
La guerra civile in Sudan ha causato decine di migliaia di morti e più di undici milioni di sfollati, 3,1 milioni dei quali hanno lasciato il paese. La crisi umanitaria in corso è una delle più gravi della storia recente.
Sia l’esercito sia le Rsf sono accusate di crimini di guerra per aver deliberatamente preso di mira i civili e bloccato gli aiuti umanitari.
Secondo le Nazioni Unite, più di trenta milioni di persone hanno bisogno di aiuti dopo quasi due anni di conflitto.