Il 3 febbraio il presidente statunitense Donald Trump ha sospeso per un mese i dazi doganali contro Canada e Messico.
In cambio la presidente messicana Claudia Sheinbaum e il primo ministro dimissionario canadese Justin Trudeau si sono impegnati a rafforzare i controlli alle frontiere e a frenare l’arrivo negli Stati Uniti dei migranti e del fentanyl, un potente oppioide responsabile ogni anno di decine di migliaia di decessi nel paese.
Trump, che aveva minacciato d’imporre dazi del 25 per cento su tutti i prodotti provenienti dal Canada e dal Messico, ha quindi accettato di sospenderli, dicendosi “molto soddisfatto” dei colloqui avuti con Trudeau e Sheinbaum.
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Il presidente statunitense, che in passsato ha più volte definito la parola “dazio” una delle più belle del vocabolario, usa questo strumento economico come un’arma negoziale per ottenere vantaggi politici.
Il Messico si è infatti impegnato a inviare diecimila soldati aggiuntivi al confine con gli Stati Uniti.
Il Canada ha invece promesso di nominare un responsabile della lotta contro il traffico di fentanyl, di lanciare una forza d’intervento congiunta con gli Stati Uniti contro il crimine organizzato e d’inserire i cartelli della droga messicani nella sua lista delle organizzazioni terroristiche.
Trudeau si è limitato a confermare l’attuazione di un piano previsto da settimane, che prevede uno stanziamento da 1,3 miliardi di dollari canadesi per rafforzare i controlli alle frontiere, in particolare con “nuovi elicotteri” e “un aumento del personale”.
“Quasi diecimila membri delle forze di sicurezza sono e saranno sul terreno per proteggere il nostro confine”, ha affermato.
In realtà il ruolo del Canada nel traffico di fentanyl è estremamente limitato. Secondo i dati ufficiali dei servizi di frontiera statunitensi, meno dell’1 per cento del fentanyl sequestrato negli Stati Uniti nel 2024 proveniva dal paese.
I mercati finanziari avevano chiuso in perdita il 3 febbraio, spaventati dalla prospettiva di una vasta guerra commerciale alimentata da misure di ritorsione prese dal Canada e dal Messico.
Uno scenario simile, non ancora scongiurato, potrebbe causare la perdita di posti di lavoro e l’aumento dei prezzi in tutto il Nordamerica.
La tensione era particolarmente alta in Canada, che Trump vorrebbe diventasse il cinquantunesimo stato americano.
Trudeau aveva incoraggiato i canadesi ad acquistare prodotti locali e a trascorrere le vacanze in patria, e in tutto il paese si stavano diffondendo liste di prodotti statunitensi da boicottare.
Il compromesso annunciato il 3 febbraio ha spinto la provincia dell’Ontario, considerata il motore economico del Canada, a revocare un divieto di stipulare contratti pubblici con aziende statunitensi annunciato poche ore prima.