Il 13 febbraio Hamas ha dichiarato che rispetterà l’accordo di tregua nella Striscia di Gaza a condizione che Israele faccia lo stesso, mentre una situazione di stallo sul prossimo scambio tra ostaggi israeliani e prigionieri palestinesi previsto per il 15 febbraio minaccia il cessate il fuoco.

Fonti palestinesi hanno riferito di “progressi” nei colloqui guidati da Egitto e Qatar per cercare di salvare la tregua. Negli ultimi giorni questa situazione è stata messa a dura prova e l’11 febbraio il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha avvertito che gli scontri potrebbero riprendere se gli ostaggi detenuti a Gaza non venissero rilasciati il 15 febbraio.

La sua minaccia fa eco a quella del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che ha dichiarato che “si scatenerà l’inferno” se Hamas non libererà “tutti” gli ostaggi israeliani entro il 15 febbraio. Da parte sua, il movimento islamista palestinese aveva minacciato di non rilasciare un gruppo di ostaggi come previsto, accusando Israele di diverse violazioni nell’accordo di tregua, tra cui avere impedito l’ingresso di aiuti umanitari nella Striscia di Gaza.

La tregua, in vigore dal 19 gennaio per un periodo iniziale di 42 giorni, ha finora interrotto i combattimenti dopo quindici mesi di conflitto e ha permesso cinque scambi tra ostaggi e palestinesi prigionieri in Israele.

Ma il futuro rimane incerto, perché i negoziati sulla seconda fase, che dovrebbe entrare in vigore all’inizio di marzo, non sono ancora cominciati. Tuttavia, una fonte vicina alle discussioni ha dichiarato all’Afp che i mediatori hanno ottenuto una “promessa israeliana di attuare le disposizioni del protocollo umanitario” entro il 13 febbraio.

“Siamo pronti ad attuare” l’accordo e a costringere Israele “a rispettarlo pienamente”, ha dichiarato il portavoce di Hamas Abdel Latif al Qanou. Una volta che i mediatori avranno confermato l’accordo, “rifugi prefabbricati, tende, carburante, attrezzature pesanti, medicinali, materiali per la ristrutturazione degli ospedali e tutto ciò che riguarda il protocollo umanitario” potranno cominciare a essere trasportati nella Striscia di Gaza, ha dichiarato all’Afp una fonte palestinese. Le attrezzature da costruzione erano pronte a entrare a Gaza dall’Egitto il 13 febbraio, secondo una fonte vicina all’intelligence egiziana.

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La seconda fase della tregua dovrebbe consentire il rilascio di tutti gli ostaggi e la fine definitiva del conflitto, prima della fase finale dedicata alla ricostruzione di Gaza, un progetto che avrebbe un costo stimato dalle Nazioni Unite di oltre 53 miliardi di dollari.

L’attacco di Hamas ha causato la morte di 1.210 persone da parte israeliana, la maggior parte delle quali civili, secondo un conteggio dell’Afp basato su dati ufficiali israeliani.

L’offensiva di rappresaglia di Israele a Gaza ha causato almeno 48.222 morti, la maggior parte dei quali civili, secondo i dati del ministero della sanità di Hamas, che le Nazioni Unite considerano affidabili.