L’Iran e gli Stati Uniti hanno concluso l’11 maggio a Mascate, in Oman, un quarto ciclo di negoziati sul programma nucleare iraniano, mostrando un cauto ottimismo.
In un contesto di crescente opposizione degli Stati Uniti all’arricchimento dell’uranio da parte dell’Iran, il ministro degli esteri iraniano Abbas Araghchi e l’inviato statunitense per il Medio Oriente Steve Witkoff hanno partecipato a dei colloqui con la mediazione dell’Oman.
I colloqui hanno preceduto la visita in Medio Oriente del presidente statunitense Donald Trump, che dal 13 al 16 maggio sarà in Arabia Saudita, Qatar ed Emirati Arabi Uniti.
Iscriviti a Mediorientale |
Cosa succede in Medio Oriente. A cura di Francesca Gnetti. Ogni mercoledì.
|
Iscriviti |
Iscriviti a Mediorientale
|
Cosa succede in Medio Oriente. A cura di Francesca Gnetti. Ogni mercoledì.
|
Iscriviti |
“I negoziati sono stati molto più approfonditi rispetto ai tre cicli precedenti”, ha affermato Araghchi, che il 12 maggio visiterà a sua volta gli Emirati Arabi Uniti.
Araghchi ha ribadito che il suo paese continuerà ad arricchire l’uranio e che “su questo non c’è spazio per un compromesso”. Ha però sottolineato che l’Iran “potrebbe accettare di limitare il tasso di arricchimento per instaurare un clima di fiducia”.
“L’Iran non rinuncerà al suo diritto a sviluppare un programma nucleare per scopi civili”, ha dichiarato il presidente iraniano Masoud Pezeshkian al termine dei colloqui, aggiungendo che “smantellare gli impianti nucleari è inaccettabile per noi”.
Un alto funzionario statunitense ha fatto sapere che gli Stati Uniti sono “ottimisti sui negoziati” e “attendono con impazienza il prossimo incontro”.
In una dichiarazione rilasciata il 9 maggio a Breitbart News, Witkoff aveva sottolineato l’opposizione dell’amministrazione Trump a qualsiasi arricchimento dell’uranio in Iran. “Questo significa che Teheran dovrà smantellare i suoi impianti nucleari di Natanz, Fordo e Isfahan”.
Durante i negoziati dell’11 maggio “c’è stato uno scambio d’idee utili e originali, che riflette la volontà delle parti di raggiungere un accordo”, ha affermato il governo dell’Oman.
Avviati il 12 aprile, i negoziati puntano ad arrivare a un nuovo accordo che dovrebbe impedire all’Iran di dotarsi delle armi nucleari, un obiettivo che Teheran ha sempre smentito, in cambio della revoca delle sanzioni economiche.
L’Iran sta attualmente arricchendo l’uranio al 60 per cento, ben oltre il limite del 3,67 per cento fissato dall’accordo nucleare del 2015, mentre per un uso militare è necessario un tasso del 90 per cento.
I paesi occidentali sospettano da anni che Teheran voglia dotarsi delle armi nucleari. L’Iran sostiene invece che il suo programma nucleare non abbia scopi militari ma civili, in particolare nel settore dell’energia.
Nel 2018, durante il primo mandato di Trump, gli Stati Uniti si erano ritirati unilateralmente dall’accordo internazionale sul programma nucleare iraniano, firmato tre anni prima all’epoca della presidenza di Barack Obama, che offriva all’Iran un alleggerimento delle sanzioni in cambio di limitazioni alle sue ambizioni nucleari.
L’accordo era stato firmato anche da Russia, Cina, Francia, Germania e Regno Unito.
In un gesto di ritorsione dopo il ritiro degli Stati Uniti, Teheran aveva rinnegato i suoi impegni e rilanciato il suo programma nucleare.
Dopo il suo ritorno alla Casa Bianca a gennaio, Trump ha rilanciato la sua politica di “massima pressione” sull’Iran, adottando nuove sanzioni contro il settore petrolifero iraniano e minacciando un intervento militare in caso di fallimento della diplomazia.