Gli afrikaner accolti negli Stati Uniti come rifugiati “non potranno fornire alcuna prova di persecuzione”, ha affermato il 12 maggio il ministro degli esteri sudafricano Ronald Lamola durante una conferenza stampa a Pretoria.
Il 12 maggio è previsto l’arrivo negli Stati Uniti di un primo gruppo di 49 afrikaner, discendenti dei coloni olandesi che s’insediarono in Sudafrica nel seicento. In base a un ordine esecutivo firmato dal presidente statunitense Donald Trump, queste persone hanno diritto alla protezione perché hanno subìto l’esproprio delle loro terre e sono vittime di “genocidio”.
“Non potranno fornire alcuna prova di persecuzione per il semplice fatto che i bianchi non sono perseguitati in Sudafrica”, ha dichiarato Lamola.
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Cosa succede in Africa. A cura di Francesca Sibani. Ogni giovedì.
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Da mesi l’amministrazione Trump prende di mira il Sudafrica, il paese d’origine di Elon Musk, accusandolo di discriminare i bianchi.
La minoranza bianca rappresenta poco più del 7 per cento della popolazione sudafricana, ma nel 2017 possedeva il 72 per cento dei terreni agricoli, secondo i dati del governo. Questa situazione, che le leggi approvate in Sudafrica a partire dal 1994 puntano a correggere, è la conseguenza delle politiche d’espropriazione promosse in epoca coloniale e durante l’apartheid.
Gli afrikaner costituiscono la maggior parte della popolazione bianca del paese.
È da questa minoranza che provenivano i leader politici che istituirono l’apartheid, un sistema di segregazione razziale che ha tolto ai neri tutti i loro diritti dal 1948 ai primi anni novanta.
Le relazioni tra il Sudafrica e gli Stati Uniti si sono fortemente deteriorate quest’anno a causa di questioni di politica interna e internazionale.
Alla fine di gennaio il presidente sudafricano Cyril Ramaphosa aveva promulgato una legge che permette al governo, in determinate circostanze e nell’interesse pubblico, di espropriare terreni senza indennizzo.
A febbraio il segretario di stato statunitense Marco Rubio aveva reagito alla legge boicottando una riunione del G20 a Johannesburg. Il mese dopo Washington aveva espulso l’ambasciatore sudafricano.
In questo periodo Trump ha più volte accusato il Sudafrica di promuovere un “genocidio”. “Stanno espropriando le terre dei contadini bianchi, che poi uccidono insieme ai loro familiari”, aveva affermato, senza fornire alcuna prova.
A marzo aveva dichiarato che tutti i contadini bianchi perseguitati avrebbero beneficiato di una “corsia preferenziale” per ottenere la cittadinanza statunitense. L’iniziativa è in controtendenza con l’inasprimento della politica migratoria degli Stati Uniti, con il dispiegamento dei soldati alla frontiera messicana e le espulsioni di massa.
“È una chiara manipolazione politica, che punta a minare la democrazia costituzionale del Sudafrica, paese in cui all’epoca dell’apartheid si sono verificate persecuzioni reali”, aveva denunciato Pretoria il 9 maggio.