Il cambiamento climatico, e in particolare lo scioglimento dei ghiacci antartici, sta causando un declino “più rapido del previsto” della popolazione di pinguini imperatore, secondo uno studio britannico pubblicato il 10 giugno.
Secondo lo studio del British antarctic survey, pubblicato sulla rivista Nature Communications: Earth & Environment, molte colonie si sono ridotte di più del 20 per cento in appena quindici anni.
Il declino è emerso dalle osservazioni satellitari effettuate in sedici colonie della Penisola antartica, del mare di Weddell e del mare di Bellingshausen, che rappresentano un terzo della popolazione della più grande specie di pinguino del mondo.
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“Il declino dei pinguini imperatore è chiaramente legato alla crisi climatica, ma non è troppo tardi per intervenire”, ha dichiarato Peter Fretwell, ricercatore del British antarctic survey.
“I nostri dati sono peggiori di circa il 50 per cento rispetto alle stime più pessimistiche realizzate con modelli informatici”, ha aggiunto.
La prima causa del declino è il cambiamento climatico, che sta riducendo la presenza di ghiaccio nelle zone di riproduzione dei pinguini.
Negli ultimi anni alcune colonie hanno perso tutti i loro pulcini, morti annegati o di freddo quando il ghiaccio troppo sottile ha ceduto prima che fossero pronti ad affrontare l’oceano.
La crisi climatica è anche responsabile di altre minacce per i pinguini, tra cui precipitazioni più intense e attacchi di predatori, in particolare orche e foche.
Secondo uno studio condotto nel 2020, in Antartide c’erano circa 250mila coppie di pinguini imperatore (Aptenodytes forsteri).
Secondo i modelli informatici, in assenza di misure per contenere le emissioni di gas serra la specie potrebbe essere quasi estinta entro la fine del secolo.
Ma alla luce delle ultime preoccupanti scoperte “bisognerà aggiornare i modelli”, ha concluso Fretwell.