11 luglio 2019 16:43

Gentile bibliopatologo,
sto leggendo con vorace passione un romanzo e mi sto drammaticamente riconoscendo in tutte le avventure che succedono al protagonista. Ecco, ora sono a un quarto del libro, il protagonista ha quindici anni (identici ai miei quindici anni, giuro) e mi sono bloccato. Cosa succede se proseguo la lettura fino al momento in cui raggiungerà o supererà la mia età, venticinque anni, e mi farà rivivere o scoprire il mio futuro?
-Girolamo

Caro Girolamo,
i cultori della fantascienza e dei suoi paradossi temporali si consumano il cervello tutti i giorni su domande come la tua. La conoscenza del futuro implica la possibilità di alterarlo? O neppure un viaggio nel tempo potrebbe dirottare il corso degli eventi? Come puoi intuire, alla radice non ci sono solo speculazioni di fisica teorica sullo spaziotempo einsteiniano, c’è un’idea del destino.

Alcuni eroi delle storie di fantascienza sono in tutto simili a Edipo, che per sfuggire all’oracolo eseguì alla lettera ciò che gli era stato vaticinato, uccidendo il padre e sposando la madre. Altri non sono altrettanto schiacciati dalla necessità, anzi hanno il problema contrario: ogni minimo gesto compiuto o non compiuto nel presente – soffiarsi il naso, cogliere un fiore, ammazzare una zanzara – genera, nel futuro, universi incommensurabilmente diversi.

Cintascotch/Getty Images

È a questi secondi che ti consiglio di ispirarti. Non perché io abbia conoscenze segrete sulla natura del fato e sul libero o servo arbitrio, tutt’altro. Ma perché lo spaziotempo letterario è duttile, plasmabile, è una creta che non si rapprende mai: basta poco, e l’inesorabilità dell’indicativo è restituita alla pura potenza germinatrice del condizionale.

Uno dei romanzi autobiografici più ammalianti che io conosca, Il Sabba di Maurice Sachs, vita picaresca di un esteta avventuriero nella Francia tra le due guerre, si chiude con un post-scriptum:

Sono anni che per giustificare i miei sbagli mi ripeto queste parole di Novalis: ‘Tutti i casi della nostra vita sono materiali di cui possiamo fare ciò che vogliamo… il primo elemento di una serie infinita, l’inizio di un romanzo infinito’.

Continua pure il tuo libro, caro Girolamo: se è tuo destino ripercorrere le tappe del protagonista, interrompere la lettura non servirà certo a mutarlo, non più di quanto sarebbe servito a Edipo tapparsi le orecchie per non ascoltare l’oracolo di Delfi. Se, al contrario, hai la libertà di comporre il romanzo della tua vita con i materiali che hai, è utile sapere quali scelte ha fatto un personaggio a te affine, e dove l’hanno condotto. La lettura del romanzo, e la consapevolezza che te ne deriva, potrebbe rivelarsi uno di quei casi della vita di cui parla Novalis, che possono diventare il primo elemento di una serie infinita.

Il bibliopatologo risponde è una rubrica di posta sulle perversioni culturali. Se volete sottoporre i vostri casi, scrivete a g.vitiello@internazionale.it.

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