27 aprile 2017 17:45

Pietro Donzelli è stato fotografo, curatore e ricercatore. Dal dopoguerra agli anni sessanta ha documentato l’Italia, raccontando il passaggio dalla società rurale e preindustriale alla società dei consumi.

Nei suoi reportage Donzelli (1915-1998) ha raccontato il rapporto tra l’uomo e l’ambiente in cui vive, dalle grandi città come Milano e Napoli al paesaggio toscano della serie Crete senesi, spostandosi fino a sud, in Calabria, Sicilia e Sardegna.

Il suo progetto più ampio, Terra senz’ombra, realizzato tra il 1953 e il 1960 lungo il delta del Po e nel Polesine, è al centro di una mostra al palazzo Roverella di Rovigo. L’esposizione, curata da Roberta Valtorta e aperta fino al 2 luglio, presenta per la prima volta cento immagini, molte della quali inedite.

Considerato uno dei primi esempi coerenti di fotografia documentaria in Italia, Terra senz’ombra racconta la drammaticità, la bellezza e la spontaneità della vita in luoghi sospesi tra terra e acqua dove gli essere umani devono lottare costantemente con una natura ostile. I pescatori, le feste di paese, il cinema all’aperto, gli specchi d’acqua: Donzelli dimostra tutta la sua capacità di grande narratore, inseguendo la verità e il senso di queste vite spese in un ambiente che domina e schiaccia i suoi abitanti.

Oltre all’attività come fotografo, Donzelli ha organizzato e promosso eventi che hanno portato per la prima volta in Italia le opere di Dorothea Lange, Alfred Stieglitz e i fotografi della Farm security administration. Nel 1948 è stato tra i fondatori della rivista Fotografia e successivamente ha collaborato come redattore all’edizione italiana di Popular Photography e ha curato i due volumi Critica e storia della fotografia con Piero Racanicchi. Negli anni cinquanta ha fondato l’Unione fotografica, che aveva tra i suoi obiettivi perseguire un maggiore realismo in fotografia, la promozione di eventi internazionali e sostenere gli autori italiani all’estero.

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it